Giornata dei Giusti. Parla il tunisino che ha salvato 45 italiani
Hamadi ben Abdesslem è la guida che il 18 marzo 2015 stava accompagnando un gruppo di turisti italiani nella visita al Museo del Bardo di Tunisi, quando due terroristi attaccarono i visitatori e uccisero 22 persone e ne ferirono 45. Hamadi mantenne la calma e riuscì a portare in salvo tutto il suo gruppo. Sarà onorato il 6 marzo, Giornata europea dei Giusti 2017, per iniziativa di Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), l’associazione promossa da Gabriele Nissim che ha fatto sorgere anche a Milano un Giardino dei Giusti, al Monte Stella, dove sarà piantato un albero con il suo nome. Il 15 marzo, poi, Gariwo farà incontrare a Milano Hamadi con alcuni degli italiani che ha salvato. “Per me è una grande emozione e una grande gioia”, dice la guida raggiunta al telefono nella sua casa di Tunisi. “Ricordo il giorno dell’attentato con grande angoscia. Stavo portando un gruppo di 45 italiani in visita al museo, quando abbiamo sentito i primi spari. Sono andato avanti a parlare, non capivo che cosa stesse succedendo. Poi abbiamo capito. Una pallottola ci è arrivata vicino, fin nella stanza dov’eravamo. Allora sono riuscito a mantenere la calma, ringraziando Dio, ho tenuto il gruppo unito e sono riuscito a portarlo fuori dal museo, in salvo. Dio era con noi”.
Hamadi ha 66 anni, da 40 fa questo lavoro. “Da quel giorno di paura non ho più saputo niente di quegli italiani. Nessuno mi ha detto grazie. La Costa crociere, che aveva organizzato il viaggio degli italiani a Tunisi, si è rifiutata di fornire l’elenco dei passeggeri. Gariwo li ha cercati comunque e ha trovato anche me. Mi ha contattato e sono stato onorato con un ulivo piantato nel Giardino dei Giusti dell’ambasciata italiana a Tunisi, il primo Giardino dei Giusti nato in Tunisia. Ora a Milano avrò il piacere di incontrare gli italiani che ho accompagnato fuori dal museo. Di questo sono grato a Gariwo, ma soprattutto sono grato perché queste iniziative contribuiscono a far crescere la lotta culturale al terrorismo, incoraggiano gli uomini di ogni religione a vivere in pace”.
La Tunisia dopo l’attentato ha vissuto mesi difficili. Il turismo si è fermato. “Sì, è stato un incubo. Il nostro è un Paese che vive di turismo. Anche io, come tutti i miei colleghi, guadagno soltanto quando lavoro, quando arrivano turisti stranieri da accompagnare. La Tunisia è un Paese allegro, vicino all’Italia, con un ottimo clima. Ma senza turisti la nostra vita è difficile. Ora stanno tornando, le visite dall’estero sono riprese, alcune grandi navi da crociera hanno ricominciato a fare scalo a Tunisi. Il nostro è un Paese tollerante, siamo una terra d’accoglienza e d’incontro. Qui vive insieme chi fa Ramadan e chi beve il vino, chi prega e chi non crede. Ci sono moschee, chiese e sinagoghe. Io sono credente, sono stato anche a fare il pellegrinaggio alla Mecca, ma sono convinto che vada difesa ogni vita umana, che non si può ammazzare in nome di Dio”.
Eppure, è dalla tollerante Tunisia che proviene il gruppo più numeroso tra i combattenti della legione straniera dell’Isis in Siria e Libia. “Io credo che tanti nostri giovani”, dice Hamadi, “siano manipolati, c’è chi approfitta delle difficoltà del Paese, della mancanza di lavoro e di futuro, ma anche della fragilità delle persone, per offrire loro un sogno malato, la speranza di un paradiso in cui si arriva uccidendo. Non credo che sia una malattia innata del nostro Paese, credo invece che sia un gioco esterno, una scommessa che da fuori viene fatta sulla Tunisia che è un Paese democratico e moderato. Dobbiamo contrastare questo gioco. Per questo sono contento che Gariwo ci aiuti, diffondendo una cultura di pace e convivenza”.
Il 6 marzo, Giornata dei Giusti, insieme a Hamadi saranno onorati a Milano altri uomini, quest’anno tutti provenienti dal mondo islamico e dal Medio Oriente, che hanno fatto scelte di pace. Il 14 marzo avverrà, nella Sala Alessi di Palazzo Marino, l’incontro tra Hamadi e gli italiani che ha portato in salvo. Il giorno seguente, 15 marzo, cerimonia pubblica, con il patrocinio della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, per i cinque “giusti” riconosciuti quest’anno: Hamadi ben Abdesslem e Lassana Bathily, due musulmani che hanno salvato ebrei e cristiani dalla furia dei terroristi; Raif Badawi, il blogger saudita simbolo della lotta per una società libera dal fondamentalismo; Pinar Selek, l’attivista turca che si batte per i diritti delle minoranze; e infine Etty Hillesum, la giovane donna ebrea uccisa ad Auschwitz nel 1943 che fu tanto libera, nella vita come nella cultura, da amare più Jung che l’ebreo Freud e da citare l’antico Testamento ma anche i Vangeli (soprattutto quello di Matteo), Sant’Agostino, gli autori russi e il suo amato Rilke.