Arriva la ruspa di sinistra (e l’esercito in città)
C’è anche la ruspa di sinistra. Matteo Salvini la evoca ogni volta che può, la ruspa che vorrebbe guidare di persona per spianare i campi rom e gli accampamenti dei clandestini: marketing elettorale, parole in libertà. Invece la ruspa di sinistra esiste davvero ed è arrivata a fare il suo lavoro nella civilissima Milano di Giuseppe Sala. Il 15 novembre è entrata in azione a Rogoredo, estrema periferia sud della città, dove ha ripulito “il bosco della droga”. È un’area attigua alla stazione Fs-Rogoredo che è diventata un grande spaccio all’aria aperta di eroina e non solo. Il 15 sono arrivati cento vigili urbani, guidati personalmente dall’assessore alla sicurezza Carmela Rozza (Pd), con una ruspa verde fiammante e telecamere al seguito. Così quello che Salvini sogna, Rozza l’ha fatto. Ha ripulito un pezzo del boschetto dagli arbusti che offrono involontaria ospitalità agli spacciatori e ai loro clienti e dal tappeto di siringhe che lasciano sul terreno.
Intendiamoci: l’assessore ha fatto benissimo a ripulire l’area. Anzi, il Comune di Milano dovrebbe al più presto riqualificarla e sistemarla, non lasciandola zona franca in mano ai pusher e ai loro disperati clienti. Quello che colpisce non è il fatto – ripulita un’area di Milano – ma la narrazione che ne viene costruita – arriva l’assessore con la ruspa ad abbattere “il bosco della droga” – portandosi al seguito giornalisti e telecamere pronte all’intervista in diretta. La ruspa era proprio necessaria? Forse no, ma certo ha un forte valore simbolico, per di più strappato a Salvini e ai leghisti. Con un messaggio implicito: loro parlano, noi facciamo. Questa operazione non stupisce, tanto più che ne è protagonista Carmela Rozza, assessore a cui piacciono le azioni muscolari. Impossibile dimenticare quando, durante il “Cleaning day” per ripulire la città dalle scritte sui muri, imbrattò con la vernice un’automobile in divieto di sosta sul marciapiede.
La ruspa di Rogoredo è in sintonia con un altro segnale politico che viene da Milano: la richiesta di usare i militari per le strade, avanzata dal sindaco Sala dopo la sparatoria con morto avvenuta lo scorso sabato in piazzale Loreto. Anche in questo caso: un uso intelligente dei militari nelle città (per esempio per presidiare i consolati o i possibili obiettivi di azioni terroristiche) può essere effettivamente utile, se libera personale della polizia e dei carabinieri da utilizzare in altre attività. Ma quello che balza all’occhio è invece, anche in questo caso, l’operazione di marketing. C’è una sparatoria nella notte, dopo la quale i giornali e le tv cominciano a ripetere che c’è insicurezza nelle strade cittadine, che siamo tutti in pericolo, che via Padova è un ghetto terribile dove non si può girare. Ecco allora il segnale politico del sindaco: “Chiediamo più militari nelle strade”.
È difficile che l’esercito serva davvero a ridurre la conflittualità tra le bande di latinos che ha innescato l’omicidio di piazzale Loreto. Ma l’appello fa titolo sui giornali, richiama servizi in tv, apre l’eterno dibattito tra favorevoli e contrari all’esibizione della forza come strumento di deterrenza per i fenomeni criminali. Se poi a chiedere l’esercito non è più qualche vecchio (o giovane) fascista del centrodestra, ma il modernissimo sindaco della glamourosa Milano, ecco che il cerchio si chiude. Il centrosinistra strappa la bandiera della sicurezza al centrodestra e la agita in forme educate e perbene. Puro marketing, perché appunto non sarà l’esercito a fermare la guerra delle pandillas, come le ruspe non fermeranno lo spaccio di droga. Ma il lavoro davvero utile di educazione, prevenzione e contrasto (anche militare!) all’illegalità è lungo, difficile e sostanzialmente invisibile. Le ruspe e i proclami sono invece facili, visibili e immediatamente vendibili sul mercato politico ed elettorale. A destra come a sinistra. Avanti dunque con ruspe e camionette.