Gli infiniti pasticci sul dopo-Expo
È arrivata la toppa per tentare di salvare Expo spa: un emendamento al decreto fiscale fa ricomparire i 9,5 milioni di euro che devono essere messi nei conti della società per evitare di portare i libri in tribunale. Ma l’emendamento potrà essere cassato dal Parlamento “per estraneità di materia”: non c’entra nulla con la materia fiscale. Che pasticcio: i 9,5 milioni c’erano nelle bozze preparatorie della legge di bilancio, erano spariti nel testo finale presentato in Parlamento, ritornano ora – ma a rischio bocciatura – nel decreto fiscale. Un gioco di prestigio a intermittenza che già aveva fatto saltare i nervi perfino al commissario liquidatore designato, Gianni Confalonieri, il quale aveva subito rilasciato una durissima intervista a Repubblica contro quei pasticcioni del governo. Giuseppe Sala, ex commissario Expo e ora sindaco di Milano, benché preoccupato, era riuscito a trattenersi dal reagire e aveva balbettato che poteva trattarsi di una semplice “dimenticanza”.
Ora ci riprovano così. Confalonieri sarà nominato, come promesso, commissario unico liquidatore con apposito decreto della presidenza del Consiglio. Ed Expo spa avrà – forse – i soldi che le permetteranno di non fallire: 9,5 milioni dal governo, da qui al 2021, e il resto da Regione Lombardia, Comune di Milano, Città metropolitana e Camera di commercio, fino a raggiungere la cifra complessiva di 23,7 milioni che servono per far quadrare i conti di Expo. In più, ecco ricomparire anche gli 8 milioni necessari all’Università Statale di Milano per avviare il trasferimento delle facoltà scientifiche sull’area dell’esposizione universale. Certo che se il governo fa simili pasticci nei confronti del più “amico” tra i sindaci italiani, e per di più nella materia su cui Matteo Renzi “ci ha messo la faccia”, chissà che cosa è capace di fare nella gestione, diciamo, ordinaria. A proposito: ma Sala non aveva lasciato Expo con i conti in ordine e “il patrimonio netto positivo”?
Siamo stati facili profeti: il “Fatto quotidiano” con questo articolo era appena arrivato in edicola, il 9 novembre 2016, e il Parlamento bocciava l’emendamento salva-Expo al decreto fiscale, perché inammissibile (non c’entra infatti nulla con la materia fiscale)