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Profughi a Como. Scene di caccia in alto Ticino

Profughi a Como. Scene di caccia in alto Ticino

L’ultima frontiera è il confine con la Svizzera. Chiusa la rotta balcanica, presidiata Ventimiglia, bloccato il Brennero, i profughi tentano di raggiungere il nord Europa passando da Como a Chiasso, entrando nel Canton Ticino, per poi raggiungere la Germania o altri Paesi europei. Sono violentemente respinti dai gendarmi elvetici con la collaborazione della polizia italiana: violando i diritti umani, la legge svizzera e i trattati internazionali, denuncia l’avvocato Paolo Bernasconi, già membro del comitato internazionale della Croce rossa, che ha appena inoltrato un rapporto alle Nazioni Unite.
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“Si è parlato di caos a Como, nei giorni scorsi, a causa di centinaia di profughi pronti a dare l’assalto ai treni”, racconta Bernasconi. “Niente di più falso. È successo che una ventina di migranti, tra cui donne e bambini, hanno tentato di salire sul treno per Chiasso: sono stati bloccati da poliziotti in tenuta antisommossa. Ma niente minacce, nessun diverbio, nessuna violenza. L’emergenza non è della sicurezza, ma semmai dei diritti”, continua l’avvocato. “Le autorità ticinesi chiedono alla polizia italiana di impedire ai profughi di prendere il treno, affinché non possano arrivare a presentare domanda di asilo alla Svizzera. È una grave e sistematica violazione delle tre convenzioni internazionali dell’Onu sull’accoglienza dei richiedenti asilo, sulla protezione dei minorenni e sul ricongiungimento familiare”.

Ecco perché Bernasconi ha denunciato l’accaduto all’Alto Commissariato per i rifugiati di Ginevra. “Sabato scorso, la polizia italiana è stata schierata in tenuta antisommossa alla stazione di Como, per impedire a un gruppetto di persone la partenza per la Svizzera. Erano uomini pacifici, con donne e bambini, avevano acquistato il biglietto del treno per Chiasso e avevano in mano la loro domanda d’asilo già compilata. Perché sono stati fermati?”, chiede l’avvocato, storico difensore dei diritti umani. “Quale norma del diritto italiano permette alla polizia di bloccare delle persone che vogliono chiedere asilo in Svizzera?”.
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Dall’altra parte della frontiera, a Chiasso, decine di poliziotti sono stati schierati in sostegno dei doganieri svizzeri. “In aperta violazione delle legislazione elvetica”, denuncia Bernasconi, “che impone ai funzionari della Sem, la Segreteria di Stato sulla migrazione, di esaminare le domande d’asilo senza interferenze della polizia cantonale”.

Le autorità di Berna dichiarano di aver bloccato, dall’inizio dell’anno, 22.181 clandestini entrati nel Paese illegalmente. Solo nel mese di luglio, le guardie di frontiera della Confederazione hanno respinto verso l’Italia 4.149 persone. “Il Libano”, ricorda Bernasconi, “ha 1,5 milioni di profughi siriani, la Giordania 2 milioni. La Svizzera, il Paese più ricco del mondo, respinge anche quelli che chiedono l’asilo. I doganieri di rinforzo arrivano dai Cantoni svizzero-tedeschi, non parlano italiano e sostengono che i profughi non spiegano abbastanza chiaramente la loro intenzione di chiedere asilo. Ma l’ordine arriva da Norman Gobbi, il leghista ministro ticinese di Giustizia e Polizia, che viola l’Accordo di Dublino e ammette di aver introdotto la prassi di respingere in Italia anche chi domanda asilo e perfino i minorenni non accompagnati che vogliono raggiungere famigliari in Svizzera”.

Il giornale della Lega dei Ticinesi, il Mattino, scrive: “A Como treni presi d’assalto per andare in Svizzera, ma ci difenderemo dall’invasione!”. Per individuare chi cerca di passare la frontiera, è stato messo in funzione un drone a infrarossi che rileva anche di notte, al buio, il calore dei corpi umani. Viene fatto volare su indicazione dei cittadini che denunciano la presenza di stranieri: poi parte la caccia.

Il Fatto quotidiano, 26 agosto 2016
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