GIUSTIZIA

Scaroni (Eni) torna imputato per le tangenti algerine

Scaroni (Eni) torna imputato per le tangenti algerine PAOLO SCARONI ENI

Torna imputato, Paolo Scaroni. L’ex amministratore delegato di Eni sarà processato per le presunte tangenti Saipem in Algeria: il dibattimento inizierà a Milano il 5 dicembre prossimo. Scaroni era uscito da questa vicenda processuale nell’ottobre 2015, quando il giudice delle indagini preliminari aveva rinviato a giudizio cinque persone, fra le quali l’ex presidente della Saipem, Pietro Franco Tali, ma aveva prosciolto Scaroni, la società Eni e l’ex responsabile Eni per il Nord Africa, Antonio Vella. La Procura di Milano era ricorsa contro i proscioglimenti e nel febbraio 2016 la Corte di cassazione le aveva dato ragione, annullando quella decisione e rinviando gli atti a Milano perché fossero sottoposti a un nuovo giudice, in una nuova udienza preliminare. La decisione è arrivata ieri: il giudice Manuela Scudieri ha rinviato a giudizio per corruzione internazionale sia Scaroni, sia Vella, oltre alle due società Eni e Saipem (controllata da Eni) in forza della legge 231 sulla responsabilità delle persone giuridiche.

Vittoria piena, dunque, della pubblica accusa, rappresentata dai pm Fabio De Pasquale e Isidoro Palma. Secondo la loro ricostruzione, gli imputati hanno pagato tangenti per un totale di 198 milioni di euro, per far ottenere a Saipem otto contratti d’appalto in Algeria, del valore complessivo di 11 miliardi di euro. Tutti gli imputati hanno sempre respinto le accuse e ieri l’avvocato di Scaroni, Enrico de Castiglione, ha dichiarato: “Siamo certi della nostra innocenza e siamo convinti che anche il Tribunale lo riconoscerà come già aveva fatto il gup nella prima udienza preliminare”. Saipem “prende atto della decisione del giudice di disporre il rinvio a giudizio anche nei confronti della società e confida di potere dimostrare nel giudizio di merito di primo grado l’inesistenza dei presupposti per dichiarare la responsabilità amministrativa della società”. Toni simili dall’Eni, che “prende atto che il nuovo giudice ha inteso procedere al rinvio a giudizio per Eni spa. Eni conferma che si ritiene estranea da condotte illecite e confida che ciò sarà accertato nel procedimento giudiziario”.

Scaroni aveva accettato di parlare della vicenda algerina nel dicembre 2013 a Radio 24, prendendosela con Pietro Varone, ex direttore operativo della Saipem, diventato il suo grande accusatore: “Varone è un ladro perché si è messo dei soldi in tasca, delle mazzette”, aveva detto l’allora amministratore delegato di Eni. “Non conosco Varone, che proprio sul caso Algeria pretende di dire che io, in qualche modo, sapevo. Non lo conosco, non lo frequento e ho contribuito in modo decisivo a farlo licenziare dalla Saipem e per questo ha una ragione d’astio nei miei confronti: quindi la sua credibilità è piuttosto bassa”.

Scaroni è indagato dalla Procura di Milano anche per le presunte tangenti che sarebbero state pagate da Eni per ottenere un’importante concessione petrolifera in Nigeria.

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Il Fatto quotidiano, 28 luglio 2016
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