MILANO

Grande Brera, forse stavolta ci siamo

Grande Brera, forse stavolta ci siamo

Ci sono voluti più di dieci anni, ma alla fine ci stiamo arrivando: Milano avrà la Grande Brera. Quel formidabile centro di bellezza e cultura composto dalla Pinacoteca, dall’Accademia di Belle Arti, dalla Biblioteca Braidense, con l’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, l’Osservatorio Astronomico e l’Orto Botanico, avrà una nuova vita nella sede centrale, a Brera. E si rinnoverà ed espanderà con il trasferimento di parte dell’Accademia nel grande polo dell’ex caserma di via Mascheroni. Oggi che è (quasi) fatta, dopo dieci anni di attesa e quaranta di chiacchiere sulla Grande Brera, dobbiamo ricordare i due milanesi che sono all’origine di questa soluzione e che hanno tenuto duro fino a vederla realizzata.

Sono Nando dalla Chiesa e Aldo Bassetti. Il primo era sottosegretario all’Università nel 2007, durante il secondo e brevissimo governo Prodi, quando per salvare Brera, che non aveva più spazi sufficienti nella sue sede centrale, propose di trasferire una parte dell’Accademia di Belle Arti, quella più legata alle nuove tecnologie, in via Mascheroni. Aldo Bassetti è invece il presidente degli Amici di Brera che ha presidiato tanta bellezza curando sempre che l’innovazione necessaria convivesse con la grande storia di un’istituzione nata a fine 700 per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria.

Ora il governo ha finalmente stanziato 40 milioni di euro per realizzarla, la Grande Brera. Venti per sistemare l’edificio storico dell’Accademia di Belle Arti. Venti per adattare la nuova sede di via Mascheroni. Nessuno ricorda però le polemiche sfibranti, le inutili promesse e perfino gli imbrogli che furono tentati negli anni scorsi. A un certo punto, nel 2004, il governo Berlusconi, con Letizia Moratti ministro dell’Istruzione e Giuliano Urbani ai Beni culturali, stava per approvare lo spostamento dell’Accademia nel nuovo quartiere universitario della Bovisa. Peccato che la nuova sede non ci fosse ancora: era un prato incolto.

Eppure avrebbe succhiato risorse ingentissime: 2 milioni di euro all’anno per avere, in affitto, un edificio ancora da costruire e per di più insufficiente, con soli 5 mila metri quadrati per le attività didattiche. Dalla Chiesa bloccò questa soluzione insensata e propose invece, con l’accordo dell’allora ministro della Difesa Arturo Parisi, di utilizzare e riqualificare l’area della ex caserma di via Mascheroni. Il risparmio realizzato rispetto alla soluzione Bovisa era pari a quanto necessario per costruire 17 nuove scuole elementari di medie dimensioni. Poi tutto si bloccò, perché il governo Prodi cadde.

Ora si riparte. Con il bando internazionale per trovare la guida dei primi venti musei italiani, sono stati selezionati sette direttori stranieri. Uno di questi è James Bradbourne, il direttore di Brera. Ha annunciato orario allungato il giovedì, biglietto di ingresso da 10 euro che dà diritto alla tessera “Amici di Brera” per entrare gratis tre mesi, nuovi allestimenti, nuova illuminazione, “didascalie d’autore” scritte da artisti. E poi eventi organizzati nel cortile, il rinnovo dell’ingresso da via Fiori Oscuri che permetterà di accedere direttamente all’Osservatorio e all’Orto Botanico, più spazio per le aule dell’Accademia, un ristorante interno. Nel 2018 aprirà anche l’attiguo Palazzo Citterio, che ospiterà le collezioni Jesi e Vitali. Le prime delle 38 sale della Pinacoteca sono già rinnovate, quelle che ospitano Mantegna, Raffaello e il suo “Matrimonio della Vergine”. Ora c’è da sperare che non arrivino altri stop: Nando dalla Chiesa ormai si occupa d’altro, ma attenti, Aldo Bassetti vigila.

Il Fatto quotidiano, 15 maggio 2016
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