Corrado, 5 stelle: “I tre manager? Segno che i partiti hanno fallito”
Lo ammette: “Abbiamo perso tre mesi”. Ma Gianluca Corrado, ora candidato sindaco del Movimento 5 Stelle a Milano, si dice sicuro di poter recuperare. “Anche perché gli altri candidati in questi tre mesi non hanno fatto molto”. Il tempo “perso” è quello in cui si è consumata la candidatura di Patrizia Bedori, eletta già l’8 novembre 2015 e poi sommersa da critiche irripetibili sul suo aspetto fisico, a cui ha reagito facendo il suo “passo di lato”. Ora dice: “In una squadra, ognuno ha il suo compito: io preferisco una vita da mediano, l’attaccante è Corrado”.
E Corrado prende subito sul serio il suo ruolo. “Per ora siamo dati al 10 per cento, con Stefano Parisi e Giuseppe Sala certi di andare al ballottaggio. Ma noi puntiamo a scardinare questa previsione e arrivare al ballottaggio. I tre manager in gara, Parisi, Sala e Corrado Passera, rappresentano il fallimento del sistema partitico, ormai incapace di proporre candidature politiche. Noi siamo invece cittadini comuni che desiderano farsi Stato”. Nel 2011 il Movimento raccolse a Milano soltanto il 3,4 per cento. Ma allora c’era l’entusiasmo della “rivoluzione arancione” di Giuliano Pisapia; oggi quel capitolo è chiuso e una consistente fetta dell’elettorato è ancora incerta e tutt’altro che affascinata dai tre manager.
Gianluca Corrado, 39 anni, avvocato nato a Messina e cresciuto a Lipari, vive a Milano dal 2002. In fondo, ha “studiato da sindaco”, perché è da cinque anni che lavora a fianco di Mattia Calise, il consigliere comunale Cinque Stelle di Milano. Ha seguito, da avvocato, tutti i dossier della politica comunale e con Calise ha predisposto venti denunce sull’operato dell’amministrazione: dalle opere per il metrò M4 agli appalti irregolari, dall’inquinamento atmosferico alla gestione dei fondi regionali.
Ora, dopo la conferma della votazione online (634 sì su 876 iscritti), ha iniziato la sua campagna con il tema della sicurezza. “Sì, ho detto che ho una grande ammirazione per Rudolph Giuliani, il magistrato italoamericano diventato sindaco di New York. Hanno fatto subito dell’ironia sul suo slogan, ‘tolleranza zero’. Ma le pare accettabile che a Milano ti rubino una bicicletta a settimana? I cittadini non ne possono più. Bisogna porre un argine alla microcriminalità. Di Giuliani mi piace la teoria della finestra: se vivi in un posto con le finestre rotte, ti sembra normale prendere un sasso e rompere anche tu un vetro. Ma se le finestre sono tutte integre, se la città è ben tenuta, ci pensi due volte a prendere in mano il sasso. Più che ‘tolleranza zero’, io dico: rispetto della legalità”.
Poi la Città metropolitana: “Gli altri candidati la considerano un modo per accentrare a Milano le decisioni per tutti i Comuni della ex Provincia. Invece deve succedere l’inverso: Milano policentrica, ognuna delle nove zone in cui è divisa deve contare quanto Sesto San Giovanni, le nove municipalità e i Comuni devono essere paritari”. Corrado dà una stoccata alla gestione Pisapia: “Dobbiamo dirlo chiaro: la macchina comunale non funziona. Certo, Milano non è Roma. Ma non è neanche il paradiso d’efficienza e legalità che raccontano. È mai possibile che il Comune abbia 204 milioni di crediti non riscossi? Una parte deriva dalle case popolari, e lì dovremo distinguere tra chi non paga perché non può e i furbi che tolgono una casa a chi ne ha davvero bisogno. Ma il 30 per cento dei crediti deriva da immobili commerciali! Non è tollerabile che non vengano riscossi milioni di euro che potrebbero servire per ristrutturare quelle case popolari che a Milano sono vuote perché inagibili”.
Anche l’inquinamento in città non è più accettabile: “Il superamento del Pm10 non è un’emergenza, ma è strutturale. Bisogna sostituire le caldaie condominiali vecchie, disincentivare l’uso delle auto e rendere elettrici i mezzi pubblici”. La campagna elettorale è appena partita, ma Corrado ai suoi avversari promette di far vedere le stelle.
Pierfrancesco Majorino capolista Pd, il primo “grazie” di Sala
Sarà Pierfrancesco Majorino il numero uno della lista del Pd a Milano, schierata in sostegno del candidato sindaco Giuseppe Sala. L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Milano era stato determinante per far vincere le primarie a Sala, non avendo accettato di ritirarsi dalla competizione – come aveva in un primo tempo annunciato – in favore di Francesca Balzani, indicata dal sindaco uscente Giuliano Pisapia, che senza la presenza di Majorino avrebbe vinto la sfida con Sala e sarebbe oggi la candidata sindaco del centrosinistra. Ora Majorino sarà capolista, seguito da tre degli assessori che hanno “tradito” Pisapia per sostenere Sala: Marco Granelli, Pierfrancesco Maran e Carmela Rozza.
Gli altri due assessori “traditori”, Cristina Tajani e Franco D’Alfonso, saranno invece candidati nella lista civica di Sala, con capolista Fiorenzo Galli, il direttore del Museo della scienza e della tecnologia. L’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, che alle primarie aveva sostenuto Majorino, sarà invece nella lista cosiddetta “arancione”, con gli esponenti di Sel e capolista Daria Colombo.