Rosetta Loy: referendum, NO. “La Costituzione non dev’essere ferita”
Rosetta Loy, dopo tanti romanzi, ci ha regalato un racconto dell’Italia recente (Gli anni fra cane e lupo, Chiarelettere 2009) che è una storia addolorata di un Paese sospeso e braccato, tra stragi, corruzione e cattiva politica. Oggi meriterebbe un nuovo capitolo, quella sua storia che dalla bomba di piazza Fontana arrivava fino a Berlusconi. Intanto Rosetta Loy ha messo anche la sua firma sotto l’appello per il No al referendum costituzionale. “La nostra Costituzione non deve essere ferita. Ha retto benissimo il tempo, non vedo perché stravolgerla così”. Riforma? “Piuttosto un passo verso un sistema in cui i cittadini hanno sempre meno voce. Quello che verrà consolidato è il sistema della casta che taglia fuori i cittadini. Loro decidono, noi siamo fuori. Invece democrazia vuol dire: voce ai cittadini”.
Protagonista della scena politica e promotore della riforma costituzionale è Matteo Renzi, presidente del Consiglio e segretario del Partito democratico. “Renzi non mi ha mai conquistato, come figura politica, ma all’inizio mi sembrava una persona decisa, uno che voleva rinnovare la politica italiana. Si era autoproclamato ‘rottamatore’. Invece non ho visto rinnovamento. Mi pare anzi di essere tornata ai tempi della Dc, con una casta che comanda dopo aver conquistato la maggioranza: ma non la maggioranza degli elettori, la maggioranza dentro la casta dei politici”.
È cambiato anche il partito, quel Pd erede del vecchio Pci. “È cambiato moltissimo. Attenzione: io non sono una politica, quindi non so fare un discorso politico. Sono sempre stata un po’ diffidente nei confronti della politica. Però sono una cittadina che è sempre stata attenta alla storia del suo Paese e si è sempre impegnata per cercare di capire ciò che succedeva. Oggi questo impegno, per i cittadini, è diventato molto più difficile. Ed ha anche molta meno forza, meno possibilità di pesare, di incidere sulla realtà”.
L’Italia è molto cambiata, dopo gli anni “fra cane e lupo”. Anche la cultura italiana. “Un tempo cultura e politica vivevano insieme. Forse perché c’era stata la guerra, c’era stato il fascismo: c’era un interesse forte che univa cultura e politica. Questo oggi si è stemperato tantissimo. Anche la cultura, oggi, non sai dove sia. La insegui, ma è come un gabbiano che vola in cielo e non capisci dove finirà. Ci sono ancora figure che uniscono cultura e politica, io per esempio stimo moltissimo Stefano Rodotà. Ce ne sono anche altre. Sul versante politico, ho una grande stima per Pierluigi Bersani. Quello che però non vedo più è una politica capace di discutere con gli elettori, di coinvolgere i cittadini. Nella mia incertezza sulla politica, ho però una certezza: non c’era bisogno di stravolgere la nostra Costituzione. Non c’era bisogno di una riforma che regalasse più potere al governo, togliendolo al Parlamento. Non c’era bisogno di un ‘rinnovamento’ che consegnasse gran parte del potere politico nelle mani del capo del governo”.
È l’effetto congiunto di riforma costituzionale e nuova legge elettorale. “Non fa parte della nostra storia. Forse potrà andare bene in America, ma noi in Italia abbiamo un’altra tradizione. Le garanzie e il bilanciamento dei poteri che ci vengono dalla nostra Costituzione sono un bene prezioso che dobbiamo conservare. Perché buttarle via? Per avere un governo più efficiente, ci dicono. Ma efficiente per fare che cosa? Per andare dove? Si occupassero almeno con efficienza della corruzione che sventra il Paese e dovrebbe essere la prima preoccupazione della politica. O della mafia che è partita dalle regioni del Sud ed è arrivata fino ai confini settentrionali del Paese”.
Invece la politica e i suoi nuovi personaggi di riferimento si occupano prevalentemente d’altro. “Maria Elena Boschi, la ministra delle riforme che ha dato la sua faccia a questo stravolgimento della Costituzione, è una delle creature di Renzi. Non è l’unica. E dietro di loro vedo occhieggiare un’altra figura: quella di Denis Verdini”.
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