Sala sindaco? Pisapia, se ci sei batti un colpo
Gli “arancioni” di Giuliano Pisapia (e con loro tanti cittadini milanesi) sono assediati e frastornati. Non sanno come uscire dal pasticcio in cui sono imprigionati: “Giuliano” non si ripresenta alle prossime elezioni, non ha preparato né indicato un successore della sua esperienza, così le primarie previste per il 7 febbraio 2016 saranno una lotteria, che sembra già vinta dal candidato di Matteo Renzi e di parte del Pd, Giuseppe Sala. Un caos da cui partiti, liste, gruppi e gruppetti che hanno sostenuto la giunta Pisapia non sanno come uscire, in un guazzabuglio di documenti, incontri, assemblee, interviste, battute e ripicche da cui si capisce che non si capisce niente.
Gli “arancioni” sembrano indecisi tra due strategie. La prima: tentare almeno di cercare una via per dare continuità all’esperienza della giunta Pisapia. La seconda: non provarci nemmeno e consegnare le chiavi della città all’assediante, cioè a Beppe Sala. Questa sembra essere la scelta prevalente. Il Santo Subito dell’Expo è il tappo che blocca tutto: nessuno osa contrapporsi a lui, sfidarlo in campo aperto. Ha dalla sua, oltre a Renzi, migliaia di ore di tv e migliaia di articoli di giornale che lo incensano, vezzeggiano, glorificano, santificano. Chi, sano di mente, può avere il coraggio di sfidarlo?
La gara parte truccata. Nessun Davide ha il fegato di sfidare il Golia di Rho. Anche perché tutti, nel centrosinistra, si sono accodati a una retorica, enfatica, dolciastra celebrazione di Expo e delle magnifiche sorti e progressive (prima ancora di vedere i conti, che promettono sorprese). E allora. Sala l’Expoguru può permettersi di tenere, da mesi, tutti sulla corda: Mi si nota di più se dico no, ni, non so, vedremo; o se per lanciare la mia candidatura a sindaco aspetto i botti di Capodanno?
Intanto ha lanciato segnali netti: ha incontrato Maurizio Lupi, ciellino, del Nuovo centrodestra; e ha dichiarato “io non sono Pisapia”. Più chiaro di così: ha spiegato di non incarnare la continuità con l’esperienza “arancione”, ha fatto capire di essere, semmai, il candidato del Partito della Nazione. Altro che sinistra unita più movimenti civici e senzapartito (la formula magica del successo Pisapia).
E il centrosinistra? Vittima della sindrome di Stoccolma (eppure la Svezia si è ben guardata dal buttare soldi per partecipare a Expo), continua a blandire, inseguire, aspettare Sala. A qualcuno piace proprio (una parte del vertice del Pd milanese, che sa di non avere la forza d’imporre un candidato di partito). Altri se lo fanno piacere, perché non hanno alternative proprie, perché sono fifoni, perché cercano di cavalcare Sala per vincere e poi ottenere qualche poltrona e qualche assessorato. Nessuno che lavori concretamente per costruire un’alternativa e preparasi a sfidare Sala. Tranne Pierfrancesco Majorino (sinistra Pd più Sel) che si è candidato da tempo alle primarie.
Il resto del movimento “arancione” e del centrosinistra gira vorticosamente come le api di un alveare su cui l’Apicultore dell’Esposizione Universale ha sparso fumo (e poco arrosto). Una parte si prepara a dire all’assediante: signor Expo, grande manager, demiurgo di un centrosinistra senza strategie, prego si accomodi, queste sono le chiavi della città, occupi Palazzo Marino come quando era city manager di Letizia Moratti.
“Arancioni”, se ci siete, battete un colpo. Uno abituato a parlar chiaro, l’assessore Franco D’Alfonso, già ad agosto aveva detto a Pisapia: “Non fare lo Schettino”. Ora basta temporeggiare. Cara Francesca Balzani, vicesindaco, se sei tu a dover prendere la guida del movimento, fallo presto e dicci dove volete andare. Valori, programmi, nomi. O dobbiamo tutti prepararci a contemplare inebetiti l’Albero della Vita issato davanti a Palazzo Marino?