MILANO

Il 2025 a Milano. Sarà l’anno dello stadio (e dei nodi al pettine)

Il 2025 a Milano. Sarà l’anno dello stadio (e dei nodi al pettine)

È iniziato il 2025, anno VI (sesto) del tira-e-molla di Giuseppe Sala sullo stadio di San Siro. Sarà l’anno buono, dice il sindaco: quello in cui Milan e Inter compreranno il Meazza a prezzo di saldo, si prepareranno ad abbatterlo e a costruire il loro nuovo stadio sul terreno comunale oggi occupato da un parco.

Tutto cominciò il 10 luglio 2019, quando le due squadre presentarono in Comune il “Progetto Stadio di Milano”. La vicenda subì un’accelerazione nell’autunno 2021: come primo atto dopo la rielezione, Sala annunciò di aver accettato la proposta dei due club di abbattere il Meazza e di costruire un nuovo impianto, con un paio di grattacieli annessi, ossia l’operazione immobiliare (torre a uffici e mega-centro commerciale) con cui si ripagano lo stadio nuovo.

Cominciò una trattativa da mercato dei tappeti, in cui i club chiedevano mille (volumetrie da mani sulla città) per ottenere cento. Una partita a poker giocata sul bluff: se il sindaco non ci dà quello che vogliamo, andiamo a farci lo stadio altrove (e con quali soldi, che le squadre non hanno?). Poi la Soprintendenza dice quello che tutti sapevano fin dall’inizio, è cioè che compiuti i 70 anni il Meazza non può essere abbattuto.

Allora Sala cambia rotta in tre nanosecondi e diventa il più appassionato sostenitore (con Webuild) della ristrutturazione del Meazza, che per anni aveva detto impossibile. A settembre 2024, la svolta: la Soprintendenza cambia – non si sa come e perché – parere e dice che il Meazza si può buttar giù. Cambia subito bandiera anche Sala, che dimentica la ristrutturazione e torna a tifare per l’abbattimento. Dopo la vendita del Meazza e dei terreni attorno a un prezzo (197 milioni di euro) indicato sì dall’Agenzia delle entrate, ma ridicolo per la Scala del calcio e un’area di pregio su cui realizzare un’operazione immobiliare miliardaria.

Con in più la beffa: il prezzo sarà ulteriormente scontato per le bonifiche che saranno fatte formalmente a carico del Comune. Il glorioso Meazza, che poteva essere riqualificato e modernizzato (lo provano i tre progetti Aceti-Magistretti, Fenyves, Roj), sarà abbattuto. Il Comune non avrà più le entrate annuali che il Meazza generava. Sala svenderà un bene-icona della città. Dopo aver venduto il Palazzo dello Sport (diventato Palazzo delle Scintille) e aver tentato di demolire anche il Vigorelli, perché non aveva 200 mila euro all’anno per la manutenzione.

Come non ha i soldi per mettere a posto la Palazzina Liberty, la piscina Scarioni, il Lido, la pista di pattinaggio Agorà. Eppure trova 20 milioni per comprare La Maura, già in gran parte vincolata a parco, con la promessa di lasciarla a parco: dopo aver permesso la distruzione del vicino Parco dei Capitani su cui sorgerà il nuovo stadio.

Sala proclama: “L’interesse pubblico deve fare i conti con la sostenibilità economica di chi è proprietario delle due squadre milanesi”. Una dichiarazione davvero furba per andare a trattare con le due squadre milanesi. Una resa totale e preventiva ai fondi americani che controllano (per ora) Milan e Inter. E che potranno vendere subito dopo aver firmato l’operazione immobiliare miliardaria. Sala, ovvero il Comune, ovvero i milanesi (anche chi tifa Toro o Salernitana o odia il calcio), stanno regalando il nuovo stadio alle due squadre. “Io non voglio guadagnarci niente”, dice Sala: come se il Meazza fosse suo. Non è un danno erariale, questo?

Anno cruciale, sì, il 2025. Per ciò che accadrà a San Siro, con i comitati cittadini che promettono battaglia; per ciò che succederà a Palazzo di giustizia sulle inchieste urbanistiche e in Senato sulla salva-Milano (pardon, salva-abusi); per come andranno il trasporto pubblico e i conti Atm, zavorrati dall’inutile acquisto delle quote di M4; per le proteste che crescono sui prezzi delle case e sulla mancanza di abitazioni a prezzi decenti. Buon anno a tutti.

Il Fatto quotidiano, 10 gennaio 2025
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