GIUSTIZIA

Nozze in verde per la figlia del leghista. E la paghetta allo sposo (con i nostri soldi)

Nozze in verde per la figlia del leghista. E la paghetta allo sposo (con i nostri soldi)

Non solo si è fatto rimborsare dalla Regione il conto del matrimonio della figlia, ma lo ha fatto all’insaputa dello sposo, che il banchetto di nozze lo aveva pagato di tasca sua. D’altra parte, Stefano Galli, capogruppo della Lega al Consiglio regionale della Lombardia, per anni ha fatto arrivare allo sposo un fiume di soldi (pubblici), spacciandolo per consulente del Carroccio. Galli – leghista duro e puro, di quelli che sono usciti dall’aula consigliare quando per i 150 anni dell’unità d’Italia è stato suonato l’inno di Mameli – ora è indagato per peculato, insieme ad altri 61 consiglieri regionali lombardi, tutti accusati di aver speso in maniera impropria i soldi affidati ai gruppi per la loro attività politica.

Nei 62 mila euro totali che Galli si è fatto rimborsare dal 2008 a oggi, ci sono anche 6.180 euro di un pranzo consumato il 16 giugno 2010 al Ristorante Toscano di Robbiate, sulle rive dell’Adda, in provincia di Lecco: è il pranzo di nozze (103 coperti) della figlia Verdiana, hanno scoperto gli investigatori della Guardia di finanza, coordinati dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo.

“Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia, non ho violato la legge, non ne so nulla e me ne sbatto i coglioni”: questa la prima stizzita reazione di Galli, il 14 dicembre. Quando poi ha preso atto che l’avviso con l’elenco delle sue spesucce gli era stato recapitato, il capogruppo leghista ha dichiarato ai giornalisti di non ricordare il matrimonio della figlia: “Quando si è sposata non me lo ricordo”.

Solo in seguito gli è tornata la memoria, giusto in tempo per affidare a Facebook la sua difesa, scaricando la responsabilità sulla segretaria: “Cari amici di Facebook, vi comunico che ho provveduto a rimborsare interamente a Regione Lombardia le spese sostenute per il ricevimento matrimoniale di mia figlia, che erroneamente erano state inserite nella mia personale lista dei rimborsi… Chi mi conosce davvero sa che, dopo più di 25 anni di politica onesta e trasparente, non avrei certo rischiato di rovinare la mia vita per 6 mila euro”.

Peccato che la storia ricostruita dai pm del pool anticorruzione guidato da Robledo, Antonio D’Alessio e Paolo Filippini, sia diversa. Lo sposo, Corrado Paroli, racconta di aver pagato lui, con un paio di suoi assegni, il pranzo. E di essere poi partito per il viaggio di nozze insieme alla moglie Verdiana Galli, lasciando la ricevuta in una tasca dei pantaloni. Quando, dopo più di due anni dal matrimonio, ha saputo che quella ricevuta è stata utilizzata dal suocero per chiedere il rimborso, è caduto dalle nuvole: “Non mi aveva detto niente. E non ha mai rimborsato né me, né mia moglie. Mi sono anche sentito offeso”.

Paroli non dovrebbe però avere grandi motivi di risentimento nei confronti del suocero, ha anzi nei suoi confronti un debito di riconoscenza: perché Galli negli ultimi anni gli ha fatto incassare un bel tesoretto, facendogli stipulare contratti con la Regione, in qualità di “consulente elettorale” del gruppo consigliare leghista.

Strano consulente: non è certo uno stratega politico, né un esperto di sondaggi. “Faccio l’operaio, ho la licenza media e lavoro da quando ho 15 anni”, racconta Paroli, “ho fatto prima il tornitore e poi l’imbottigliatore di acqua minerale alla Norda”. Ha però goduto per lungo tempo di uno stipendio aggiuntivo, attinto dai fondi regionali, che variava dagli 8 mila ai 12 mila euro al mese. “Portavo in giro volantini della Lega nella zona di Lecco”, spiega. Militanza politica a spese dei cittadini.

Il Fatto quotidiano, 12 gennaio 2013
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