MILANO

Pronto l’inciucio destra-Pd sul condono salva-grattacieli

Pronto l’inciucio destra-Pd sul condono salva-grattacieli

Alla fine, su “grattacielo selvaggio”, è arrivato l’accordo tra destra e Pd. È stata accolta la richiesta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che pretendeva una “interpretazione autentica” delle leggi urbanistiche, per radere al suolo le inchieste aperte dalla Procura di Milano sulle decine, forse centinaia, di costruzioni in città considerate fuori legge.

Il frutto dell’inciucio è un emendamento presentato dal deputato Tommaso Foti, di Fratelli d’Italia, che ribalta la cosiddetta legge “salva-Milano” che sarà discussa alla Camera nei prossimi giorni e la indirizza nella direzione voluta da Sala. I giuristi interpellati dal Fatto sono concordi: “È un provvedimento incostituzionale”.

È da mesi che la “salva-Milano” è nelle agende della politica a Roma. È il provvedimento “colpo di spugna” ideato per azzerare le indagini aperte nei mesi scorsi dai pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano: una quindicina di indagini su palazzi edificati dentro cortili, o grattacieli fatti passare come “ristrutturazione” di piccoli capannoni abbattuti, o edifici costruiti con semplici autocertificazioni del costruttore, senza il piano attuativo previsto dalla legge, che impone di calcolare e pagare, con l’arrivo in una zona di nuovi abitanti, anche i nuovi servizi (parcheggi, verde, scuole eccetera) necessari alla città.

Per ammissione del sindaco Sala, sono almeno 150 a Milano i casi simili a quelli già ora sotto indagine, per i quali sono stati iscritti sul registro degli indagati per abuso edilizio, lottizzazione abusiva e abuso d’ufficio alcune decine di costruttori, professionisti e funzionari del Comune che hanno firmato le pratiche urbanistiche. Le imputazioni dei pm sono sempre state confermate dai giudici intervenuti finora: i gip (giudici delle indagini preliminari), quelli del Tribunale del riesame, i magistrati amministrativi del Tar e quelli contabili della Corte dei conti (che hanno ipotizzato anche danni erariali per versamenti alle casse del Comune inferiori al dovuto).

Sala da tempo chiede un intervento legislativo per sanare la situazione, sostenendo (come i costruttori) che è generata non da comportamenti fuori legge, ma da diversi modi di interpretare le leggi. I giudici hanno finora sempre risposto che le norme sono invece chiare e univoche, e la “diversa interpretazione” è solo quella delle consuetudini instaurate nell’edilizia milanese (il “Rito ambrosiano”) sulla base di circolari e delibere di giunta che non hanno forza di legge, anzi la contraddicono.

Il ministro Matteo Salvini aveva promesso di intervenire con una sanatoria “salva-grattacieli” da inserire prima nel decreto “salva-casa”, poi nel decreto Infrastrutture, senza però riuscirci. Allora la sanatoria è stata presentata dal centrodestra unito (Fdi, Lega, Forza Italia e Noi moderati) alla Camera: è la proposta di legge numero 1987 che condona il passato.

Sala e alcuni esponenti del Pd hanno sostenuto di preferire al condono una legge di “interpretazione autentica”, che non sani solo il passato, ma “santifichi” i comportamenti che i giudici ritengono fuori legge e li renda legittimi anche per il futuro. E in tutta Italia.

Ora l’inciucio è stato raggiunto: con l’emendamento Foti, si sana il passato (come volevano Salvini e la destra), ma si ribalta anche per il futuro (come hanno preteso Sala e il Pd) l’interpretazione delle norme urbanistiche fin qui sempre seguita dai Tribunali, dalla Cassazione, dal Consiglio di Stato, dalla Corte costituzionale: mano libera per le edificazioni in città, non sarà più necessario il piano attuativo e saranno considerate “ristrutturazione” le nuove costruzioni erette al posto di piccoli edifici completamente abbattuti.

La proposta di legge, a detta dei giuristi, mostra evidenti profili di incostituzionalità. Le leggi di “interpretazione autentica” sono norme retroattive che costituiscono un’incursione del potere legislativo in quello giudiziario e solitamente non passano il vaglio della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Il Fatto quotidiano, 7 novembre 2024
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