Grattacielo selvaggio. Il condono di destra peggiorato dalla sinistra (di Sala)
Mentre a Milano continuano i sequestri di cantieri, edifici e grattacieli considerati fuori legge, con i giudici che denunciano l’esistenza di un “sistema” di professionisti, operatori e funzionari comunali che controllano “le operazioni immobiliari più lucrative, e che operano attivamente per assicurare il mantenimento di tale sistema, escludendone chi non vi appartiene, e per impedire che l’azione del Comune venga ricondotta sui binari del rispetto del territorio e della legalità”, a Roma la politica pensa al colpo di spugna per radere al suolo le inchieste della Procura.
Ma attenzione: dobbiamo segnalare un salto, un colpo di scena, un cambio di prospettiva che sta avvenendo in questi giorni. Finora il ministro Matteo Salvini aveva mostrato di essere molto sensibile agli alti lai dei costruttori e degli sviluppatori che dopo avere guadagnato miliardi a Milano cementificando in violazione delle norme urbanistiche e pagando gli oneri più bassi d’Europa, ora lamentano “il blocco dei cantieri” e la “fine dello sviluppo”, solo perché i giudici hanno ricordato a tutti che esistono delle leggi da rispettare, per preservare il territorio e garantire i diritti di tutti i cittadini, anche quelli che si vedono privati dei servizi a causa del Rito ambrosiano e si vedono costruire un grattacielo selvaggio nel cortile di casa che li priva di luce, aria, verde.
Salvini aveva dunque escogitato l’ennesima sanatoria: consideriamo regolare tutto ciò che è già stato costruito, blocchiamo le indagini della magistratura e amici come prima. Ha provato a infilare il condono dei grattacieli in un paio di decreti legge, ma il Quirinale (e forse anche Giorgia Meloni) gli hanno spiegato che non si poteva fare. Allora tutto il centrodestra unito ha confezionato una bella sanatoria da far approvare per via parlamentare: la proposta di legge numero 1987. Un “onesto” condono in nove commi che sanavano il passato. La legge stava per essere presentata alla Camera, quando è arrivato il colpo di scena.
Al sindaco di Milano Giuseppe Sala la sanatoria non basta. Perché è una implicita ammissione che quanto autorizzato e costruito finora a Milano è fuori legge; e che i suoi funzionari hanno permesso di edificare senza piani attuativi, senza calcolare i servizi (parcheggi, verde, scuole eccetera) necessari per i nuovi abitanti che arrivano in una zona, senza farli pagare agli operatori, impoverendo le casse del Comune, lasciandoli innalzare palazzine dentro i cortili, considerando “ristrutturazione” di un capannone un grattacielo di venti piani… e via abusando.
Su richiesta di Sala, una “onesta” sanatoria, vergognosa ma almeno trasparente, viene trasformata in una truffa normativa e logico-linguistica, che scassa le norme urbanistiche per sempre e per tutta Italia
No, la sanatoria non gli basta. Pretende la “interpretazione autentica”, cioè una legge che affermi che le norme che dicevano “nero” in realtà volevano dire “bianco”. Che – a disprezzo delle leggi, delle pronunce univoche dei Tribunali, dei Tar, del Consiglio di Stato, della Cassazione, della Corte costituzionale e del buon senso – “ristrutturazione” è buttar giù un piccolo laboratorio e sostituirlo con un grattacielo, che le norme che dicono che il piano attuativo ci vuole, in realtà vogliono dire che non ci vuole. Una torsione della legge, della lingua, del principio di non contraddizione. Alla faccia degli operatori che finora, che sciocchi, hanno rispettato le regole.
Così un condono, vergognoso ma almeno trasparente, viene trasformato in una truffa normativa e logico-linguistica, che scassa per sempre e per tutta Italia le norme urbanistiche. Lo ha chiesto Sala a Milano, il Pd si è accodato a Roma, e il fratello d’Italia Tommaso Foti ha buttato via sei dei nove commi della sua legge-sanatoria per trasformarla in “interpretazione autentica”. Cara Elly Schlein, sei a conoscenza di quello che sta avvenendo attorno alla “salva-Milano”? Come schieri il tuo partito: dalla parte dei costruttori sotto inchiesta o dei cittadini depredati dei loro diritti urbanistici e dei servizi loro dovuti? Il Fatto aspetta una risposta.
Cara Elly Schlein, sei a conoscenza di quello che sta avvenendo attorno alla “salva-Milano”? Come schieri il tuo partito: dalla parte dei costruttori sotto inchiesta o dei cittadini depredati dei loro diritti urbanistici e dei servizi?