State zitti. Bocche cucite. Non rispondete a chi vi chiama per porvi domande: “Non perdiamo neanche del tempo dietro a persone di questo genere”. È l’ordine che il capo di Iit, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, successore di Roberto Cingolani, ha inoltrato a tutti i suoi dipendenti e ricercatori. Mettendoli in guardia contro l’unico giornale – il Fatto – che non si è unito al coro di elogi per Cingolani, il fondatore di Iit appena diventato ministro della Transizione ecologica. “Solo una testata giornalistica si è scagliata con argomenti pretestuosi, e già più volte pubblicati, contro Roberto e contro l’Iit”, scrive Giorgio Metta, da sempre braccio destro di Cingolani, da cui, dopo una “call” internazionale a cui avevano risposto quaranta scienziati, ha ereditato nel 2020 la carica di direttore scientifico.
Il Fatto nei giorni scorsi ha ricordato la storia di Iit, le polemiche sollevate dentro il mondo scientifico per la corsia preferenziale dei suoi finanziamenti, 100 milioni all’anno, assegnati per legge e non (come per il resto della ricerca italiana) con procedure competitive, ha ricordato l’accumulo di fondi (quasi 500 milioni) non spesi e tenuti in banca, mentre la ricerca e l’università hanno in Italia una cronica fame di finanziamenti.
Ha ricordato gli aiutini, in soldi e carriera, offerti alla prima e alla seconda moglie di Cingolani. Il Fatto ha poi ricordato anche la nascita di Human Technopole, che nel 2016 l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi voleva affidare a Cingolani, attirandosi le ire delle università e delle istituzioni milanesi, che riuscirono infine a rendere più democratica la governance e più competitiva l’assegnazione di fondi (1,5 miliardi in dieci anni). Tutto ciò, secondo Metta, non è normale lavoro giornalistico, ma “polemica di origine politica della quale non siamo né saremo mai attori”.
E invece di dare risposte alle questioni sollevate, intima il silenzio: tutti zitti, non rispondete. Lo fa con due comunicati, uno in inglese, in cui ordina “a low profile strategy”, una strategia di basso profilo “per evitare di ampliare i loro messaggi sui media”. Detta “la linea di condotta”: “Nel caso in cui riceviate richieste di informazioni/interviste da parte di rappresentanti dei media sui temi caldi come finanziamento, organizzazione, risultati di Iit, vi consigliamo vivamente di non rilasciare alcuna informazione e contattatemi immediatamente”.
Nell’ordine di scuderia in italiano è ancora più netto: “Abbiamo letto una quasi totale positiva citazione della nostra Fondazione e della storia di Roberto. Solo una testata giornalistica si è scagliata con argomenti pretestuosi, e già più volte pubblicati, contro Roberto e contro l’Iit”, scrive Metta, senza mai nominare il Fatto, che da solo ha ricordato nei giorni scorsi le critiche al metodo non competitivo Iit che furono avanzate da tanti scienziati, tra cui la senatrice a vita Elena Cattaneo, ma anche da una collega di governo di Cingolani, la neoministra Maria Cristina Messa, che da rettore dell’università Milano-Bicocca nel 2016 si oppose, insieme a tutti gli altri rettori, all’affidamento a Cingolani del progetto Human Technopole.
“Nulla di quanto adombrato negli articoli negativi”, conclude Metta, “è mai emerso nella valutazione del nostro operato. Credo quindi che non sia opportuno rispondere a questo giornale e scendere in una polemica di origine politica. Per quanto vedere certi articoli pretestuosi faccia male, dobbiamo renderci conto che non abbiamo nulla di cui vergognarci”. Dunque, “non perdiamo neanche del tempo dietro a persone di questo genere”.