Si dice che a far notizia non è il cane che morde l’uomo, ma l’uomo che morde il cane. È proprio quello che sta succedendo tra Udine e Ragusa. Di aziende del Sud, magari alleate con le cosche, che vengono al Nord a fare affari infrangendo la legge, sono piene le cronache. Con seguito di vibrate proteste degli un-tempo-nordisti della politica, che erano pronti a protestare contro l’invasione mafiosa, contro il contagio portato da un virus alieno nel sanissimo corpo del Nord produttivo e lavoratore.
A poco vale ricordare che i Barbaro, i Papalia, dal cognome inequivocabilmente calabrese (o siciliano, o campano), non sarebbero quello che sono senza i Brambilla, i Perego – imprenditori, commercialisti, consulenti, avvocati, fiscalisti, politici del Nord – che hanno scelto di servire e ossequiare i ricchi clienti venuti dal Sud, di farsi terreno fertile per far attecchire al Nord il modello criminale di business. Ma questo è, appunto, il cane che morde l’uomo.
Tra Udine e Ragusa, invece, l’uomo ha morso il cane: un’azienda friulana, la Euro&promos, è andata in Sicilia a fare affari con metodi illegali, a quanto ci dice un’inchiesta della Procura di Ragusa per corruzione, falso, interruzione di pubblico servizio e frode nelle pubbliche forniture. La Euro&promos ha conquistato un appalto da 32 milioni di euro per la pulizia di tutti gli ospedali e di tutte le strutture sanitarie della provincia di Ragusa: non era mai successo prima, in quella zona. Bravi, i friulani. Bravi a muoversi anche nel complicato mondo degli affari siciliani.
Ma hanno vinto il super-appalto fornendo prestazioni che – secondo le verifiche della Guardia di finanza – sono del 20 per cento inferiori a quanto stabilito, sia in personale impiegato, sia in ore lavorate. Con un possibile danno erariale, segnalato alla Corte dei conti, di almeno 4,5 milioni di euro. E non senza furbate che di solito si dicono levantine: per vincere la gara, l’azienda friulana aveva promesso l’impiego di strumenti innovativi e tecnologici per rilevare lo sporco biologico. Sapete quali erano, questi mirabolanti prodigi della tecnica? Una unica dipendente della ditta che ogni tanto faceva il giro dei reparti dell’ospedale, utilizzando “la vista, l’olfatto e un fazzoletto di carta”. La raffinata tecnologia del naso.
La Euro&promos è un’azienda che ha una storia, in Friuli. Era una coop di servizi, pulizie e facchinaggio, ma è stata trasformata in società per azioni dal suo padre-padrone, Sergio Bini, che l’ha fatta crescere fino a farla diventare un colosso che ha 8 mila addetti e 110 milioni di fatturato. La trasformazione è avvenuta tra le polemiche e le proteste di chi, dentro il mondo coop, ha ritenuto uno scippo che Bini si sia impossessato di una grande cooperativa semplicemente versando una decina di milioni di euro al Fondo mutualistico delle coop.
Insieme al passaggio aziendale, Bini ha fatto quello politico: si è schierato con la Lega e ha dato vita a Progetto Fvg, un partitino che si è presentato alle ultime elezioni regionali, portando la sua dote di voti. Così Bini, per premio, ha avuto la poltrona di assessore alle Attività produttive nella giunta leghista di Massimiliano Fedriga. Non è indagato a Ragusa e si è detto subito estraneo alle accuse mosse alla sua creatura, da cui si è prontamente dimesso quando è diventato assessore. Restano i fatti: un’azienda imbroglia nelle forniture pubbliche, rubando soldi ai cittadini (almeno secondo l’ipotesi d’accusa). E questa volta è un’azienda del Nord virtuoso a inquinare il Sud vizioso. L’uomo ha morso il cane.