Ambrosoli, la normalità che diventa eroismo (anche a teatro)
Scena surreale, nella notte milanese di inizio luglio. Qualche centinaio di persone, molti ragazzi con le magliette e le bandiere di Libera, percorrono a piedi, con le fiaccole accese, il percorso che separa il Teatro San Carlo, a un passo da corso Magenta, e il numero 1 di via Morozzo della Rocca. Qui, davanti al portone, qualche intervento al microfono, qualche lettura, qualche musica suonata dal vivo. Una cerimonia civile, sobria e commovente, sul luogo e nell’ora dove esattamente 39 anni fa, l’11 luglio 1979, un killer venuto dagli Stati Uniti e mandato da Michele Sindona sparava tre proiettili calibro 357 magnum a Giorgio Ambrosoli, che stava rientrando a casa dopo una serata con gli amici.
Ambrosoli, l’“eroe borghese” dell’indimenticabile libro di Corrado Stajano, era stato incaricato dalla Banca d’Italia di liquidare la Banca Privata Italiana del bancarottiere Sindona, piduista e riciclatore dei soldi di Cosa nostra. I soldi dei clienti erano spariti, dilapidati in pericolose avventure finanziarie o dirottati verso misteriose società offshore.
Pressioni immense si scatenano attorno ad Ambrosoli, per convincerlo a salvare la banca, a spese dei contribuenti italiani. Il più attivo è Giulio Andreotti, grande sostenitore del bancarottiere che aveva definito “il salvatore della lira”. Ambrosoli, non certo un estremista, uomo di simpatie monarchiche, avvocato perbene, professionista dalla schiena dritta, non cede alle pressioni e fa il suo mestiere. Con scrupolo, ma nella più assoluta normalità. Non accetta piani di salvataggio avventurosi. Non ascolta le sirene della politica. Non cede neppure alle telefonate di minaccia che gli arrivano di notte, tremende, con accento siciliano. Nessun eroismo: compie solamente il suo dovere, in un Paese dove la normalità diventa eroismo.
Viene ucciso in una calda notte milanese, davanti a casa. Nessun politico ai suoi funerali, nella chiesa di San Vittore, nessuna autorità di governo, nessun uomo della comunità degli affari milanese. Presenti soltanto il governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi e qualche magistrato. Milano non c’era, non se ne accorse, negli anni in cui la mafia era solo – eventualmente – cosa del Sud.
Trentanove anni dopo, il negazionismo è finito, la figura di Ambrosoli è ricordata con affetto da tanti, gli è stato dedicato un film (“Un eroe borghese”, con Michele Placido), molti libri. Ora anche una graphic novel, “La scelta. Giorgio Ambrosoli” (ReNoir Comics), disegnata con tratto netto e forte da Gianluca Buttolo. Il muro del silenzio è stato rotto, è nata anche una associazione che ad Ambrosoli si ispira, trainata in modo formidabile da Veronica e Roberto Notarbartolo, e che ogni anno celebra a Milano la “Giornata della virtù civile”.
Prima del corteo, al Teatro San Carlo c’era stata un’altra struggente cerimonia civile: uno spettacolo per chitarra, immagini e voci intitolato “La forza di un no”, inframezzato dagli interventi teneri e mozzafiato di Annalori, la moglie di Ambrosoli, di Francesca e Umberto, i figli, interrogati senz’ombra di retorica da Paolo Foschini, che conosciamo come cronista del Corriere e che abbiamo scoperto essere anche chitarrista e narratore perfetto, accanto agli attori della compagnia Macrò Maudit Teàter. Lo spettacolo racconta la storia di Ambrosoli, “l’uomo che faceva bene i suoi compiti”, ed è rivolto ai ragazzi delle scuole. Anche agli adulti piace e fa bene, incanta e conquista, commuove e indigna. Ma per i ragazzi è stato pensato. Un’occasione eccezionale di teatro civile e una lezione speciale di educazione civica che le nostre scuole farebbero bene a prenotare. (www.macromaudit.org)