Arriva la Salva-Milano/2: la “riforma” della Corte dei conti

A Roma stanno confezionando la Salva-Milano/2. Ormai tramontata la Salva-Milano/1, ossia il super-condono edilizio che avrebbe raso al suolo le inchieste sull’urbanistica della Procura di Milano, ecco che il Parlamento si è messo al lavoro per varare una riforma che salvi gli amministratori dal rischio di essere chiamati dalla Corte dei conti a risarcire i danni erariali provocati dai loro atti.
Nella disattenzione generale, le commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera hanno approvato una riforma che stravolge e limita i poteri della Corte dei conti, riducendo i tempi per il controllo preventivo sugli atti, che viene così quasi vanificato; varando un salvacondotto totale per gli amministratori che hanno prodotto danni erariali, ma che saranno salvati in nome del principio di presunzione della loro “buona fede”, dunque non dovranno più risarcire i danni erariali provocati; e aggiungendo generosamente uno sconto del 70%, anche retroattivo, a chi dovesse essere comunque condannato per danno erariale.
È una “riforma” che ha già fatto scattare le proteste dell’Associazione magistrati della Corte dei conti (Amcc). Ancora nessuno ha però denunciato che sembra fatta su misura per salvare gli amministratori del Comune di Milano. Sono sotto inchiesta della Procura di Milano per falso, abuso edilizio e lottizzazione abusiva. I fascicoli aperti sono una ventina e contestano ai dirigenti comunali di aver rilasciato a progettisti e costruttori titoli edificatori fuori legge, permettendo di costruire con la Scia (un’autocertificazione) edifici che invece hanno bisogno per legge di un piano attuativo, oppure considerando “ristrutturazione” la costruzione di nuovi grattacieli, dopo l’abbattimento di piccoli edifici preesistenti.
Queste modalità del “Rito ambrosiano” in uso da anni a Milano hanno già attirato l’attenzione anche della Corte dei conti, che sta verificando i possibili danni erariali, cioè i buchi nelle casse del Comune provocati dagli atti amministrativi. La Procura lombarda della Corte ha da tempo chiesto al Comune i documenti che riguardano gli edifici sotto indagine e nell’ottobre 2024 ha mandato a Palazzo Marino la prima contestazione, per la prima operazione analizzata: i grattacieli Park Towers di via Crescenzago, costruiti come “ristrutturazione” di un edificio di un piano al bordo del parco Lambro di Milano.
La prima verifica quantifica in 321 mila euro il danno “per colpa grave” arrecato alle casse comunali. Alla società Bluestone di Andrea Bezziccheri gli uffici del Comune hanno chiesto 1,8 milioni per oneri d’urbanizzazione e costi di costruzione, invece dei 2,1 milioni dovuti: perché hanno considerato le due torri di 17 e 24 piani, nuove di zecca, come la “ristrutturazione” di un vecchio fabbricato di un piano, autorizzata con una semplice Scia, invece che con “un piano particolareggiato esecutivo o un piano di lottizzazione esteso all’intera zona”.
I 321 mila euro contestati per una sola operazione potrebbero diventare una cifra imponente se moltiplicati per i 150 cantieri dalle caratteristiche simili – come dichiarato dal sindaco – esistenti in città. Se poi a questi mancati introiti si aggiungono anche quelli, ben più consistenti, delle mancate monetizzazioni degli standard, il buco è destinato a diventare voragine. Secondo i consulenti tecnici dei pm, infatti, per le monetizzazioni delle Park Towers il Comune ha incassato solo 1,5 milioni invece dei 6 dovuti, facendo perdere alle casse pubbliche, in una sola operazione, ben 4,5 milioni.
La Salva-Milano/2, quella contabile, diventa dunque perfino più preziosa della Salva-Milano/1, quella penale, perché i soldi potrebbero davvero essere chiesti agli amministratori milanesi alla fine dei procedimenti giudiziari, mentre è praticamente escluso che gli indagati possano finire in carcere.
La proposta di riforma della Corte dei conti è firmata da Tommaso Foti, già capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e ora ministro per gli affari europei del governo Meloni. Era firmata da Foti anche la Salva-Milano/1, cioè la “legge d’interpretazione autentica” sull’urbanistica voluta dal sindaco Giuseppe Sala, presentata dai quattro partiti della maggioranza, approvata alla Camera con i voti anche del Pd, ma poi bloccata al Senato.