MILANO

Il Sistema. “Illegalità e falsificazione”, la cricca degli affari urbanistici a Milano

Il Sistema. “Illegalità e falsificazione”, la cricca degli affari urbanistici a Milano

Il Sistema/1. A Milano ci sono singole irregolarità urbanistiche, o esiste un “sistema” organizzato per condizionare i ricchi affari immobiliari della città? Il giudice delle indagini preliminari Mattia Fiorentini propende per la seconda ipotesi, ordinando l’ennesimo sequestro di un cantiere (lo studentato universitario tra via Lepontina e via Valtellina e due torri di 8 e 13 piani), eseguito il 7 novembre 2024.

E scrivendo: “Il sistema di illegalità manipolatoria e di falsificazione ideologica dei titoli edilizi e alterazione del procedimento (di cui il caso di via Lepontina 4 Valtellina 38 è solo uno dei fulgidi esempi) non accenna ad arrestarsi e sembra anzi avere subìto un’accelerazione ed essere diventato ancora più pervasivo”.

Gli uffici comunali fanno ricorso a un vero e proprio sistema di metodologie illegali di rilascio o asseverazione di titoli edilizi”. Sistema che “come fine ha consentire al privato interventi non conformi alla legge per violare limiti dimensionali inderogabili, ridurre al massimo gli oneri concessori ed escludere dalla conoscenza del progetto la popolazione interessata”.

Aggiunge il gip: “I meccanismi creati sono significativi dell’azione di gruppi di pressione che controllano le operazioni immobiliari più lucrative, e che operano attivamente per mantenere questo sistema ‘discrezionale in deroga’ escludendone chi non vi appartiene, e per impedire che l’azione del Comune venga ricondotta sui binari del rispetto del territorio e della legalità”.

Nel cantiere sequestrato, parte del progetto Scalo House, c’è uno studentato universitario convenzionato con 122 posti letto, già abitato dagli studenti, a cui è stata garantita la permanenza. Costruito, contro le norme urbanistiche, dentro un cortile e al posto di un magazzino abbattuto.

Gli indagati. Indagati dodici tra costruttori, professionisti e tecnici comunali, tra i quali Paolo Mazzoleni, oggi assessore all’Urbanistica a Torino (per lui è la terza indagine), Marco Stanislao Prusicki, presidente della commissione Paesaggio del Comune, e Giovanni Oggioni, direttore dello Sportello unico edilizia (anch’essi già coinvolti in altre inchieste).

Le contestazioni. Lo studentato non avrebbe rispettato i criteri indicati dalla convenzione con il Comune di Milano, che concedeva vantaggi agli operatori della Green Stone Sicaf, in cambio di affitti ragionevoli. Ma i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici con la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano contestano anche una lunga serie di irregolarità edilizie. È stato costruito dentro un cortile. Edificato come “ristrutturazione”, pur essendo una nuova costruzione. Senza un piano attuativo, necessario per calcolare “il carico urbanistico derivante dagli abitanti aggiuntivi previsti dai nuovi interventi”: è stato sostituito da una convenzione urbanistica firmata privatamente davanti a un notaio dal costruttore e dal dirigente dello Sportello unico edilizia del Comune, con l’effetto di “eludere il controllo del Consiglio o della Giunta comunale, negando ai cittadini la conoscenza del progetto”. La monetizzazione delle aree standard è stata calcolata a prezzi stracciati, configurando un “finanziamento occulto ai privati”.

I tempi. Uno degli argomenti dei sostenitori del Rito ambrosiano è che le consuetudini milanesi farebbero risparmiare tempo annullando “le lungaggini burocratiche”. Falso: “Il tempo di legge per la formazione di un piano attuativo particolareggiato è soltanto di 60 giorni”, mentre l’istruttoria tecnica per questo progetto è durata dal 12 agosto 2020 al 29 luglio 2022, circa due anni, “contraddistinta da una pletora di sospensioni, integrazioni, chiusure e riaperture dell’istruttoria per ulteriori aggiustamenti e integrazioni”.

I soldi. Altro argomento polemico: le inchieste bloccano i cantieri e fanno perdere soldi alla città. Falso: ai costruttori è stato consentito, invece di cedere aree a standard per i servizi, di monetizzarle al Comune. Ma sono state calcolate al ribasso (in 1.405 metri quadri invece di 4.500). E a un prezzo di saldo (428 euro al metro quadro) “fortemente sottostimato rispetto ai valori di mercato” che proprio le tabelle del Comune di Milano ai fini dell’Ici già quindici anni fa stimavano almeno 1.167 euro al metro quadro.

Perquisizione alla ex vicesindaca Ada Lucia De Cesaris

Il Sistema/2. L’esistenza di un “sistema” milanese dell’urbanistica “privilegiata” sembra confermata anche dalla decisione dei pm di perquisire (il 7 novembre 2024), in un’altra indagine, gli uffici di Ada Lucia De Cesaris (non indagata), assessore all’urbanistica e vicesindaco di Milano nella giunta Pisapia, oggi consulente di fondi immobiliari e costruttori ed ex socia di studio dell’avvocato Guido Bardelli, poi diventato assessore alla Casa.

La perquisizione, con il sequestro di telefoni e computer, è avvenuta nell’ipotesi che esista un gruppo di potere in grado di condizionare l’andamento delle pratiche urbanistiche in Comune, di renderle più veloci o bloccarle, a seconda dei tecnici professionisti coinvolti nelle operazioni edilizie.

De Cesaris era in contatto con l’architetto Marco Emilio Cerri, già membro della Commissione Paesaggio del Comune, che aspirava a diventare il progettista di un’operazione (sotto indagine) in via Lamarmora. L’avvocata avrebbe fatto capire a Cerri che il costruttore, Salvatore Greco, aveva deciso di non affidargli l’incarico.

A quel punto, Banca Illimity (di cui De Cesaris era consulente) avrebbe reso più difficili i finanziamenti all’operazione, condizionandoli al rilascio da parte del Comune del permesso di costruire. La pratica edilizia si sarebbe così arenata. Ora Cerri è indagato per l’ipotesi di traffico di influenze illecite, perché si sarebbe proposto come “facilitatore” tra costruttore e Comune, grazie ai suoi rapporti in Comune: l’architetto, ha ricostruito la Guardia di finanza, “è in contatto con diversi importanti dirigenti comunali”, come “Carla Barone” e “Franco Zinna, della direzione Casa ed ex dirigente dell’urbanistica” (già indagato per il progetto di via Stresa).

Il Fatto quotidiano, 8 novembre 2024 (versione modificata e ampliata)
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