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La cordata Calabi alla conquista di “Repubblica”

La cordata Calabi alla conquista di “Repubblica”

di Gianni Barbacetto e Carlo Di Foggia /

Comprare Repubblica. È l’obiettivo a cui sta lavorando Claudio Calabi, il manager che fu amministratore delegato della Rcs-Corriere della Sera dal 1995 al 2000 e del Sole 24 ore dal 2005 al 2009, e che poi ha lavorato a Risanamento e Italtel. “Non c’è niente”, risponde a chi gli chiede se è in corso un’operazione per acquisire il quotidiano alla cui direzione è appena arrivato Mario Orfeo, in sostituzione di Maurizio Molinari. Ancora niente di operativo, ma l’avventura è partita.

Innanzitutto per verificare se davvero John Elkann abbia intenzione di disfarsi di Repubblica, che nel nuovo quadro dei suoi affari potrebbe essere più un peso che un aiuto. E poi per mettere insieme una cordata di imprenditori disposti a metterci i soldi. Non c’è ancora niente di concreto, ma al Fatto risulta che i primi incontri e i colloqui orientativi siano già iniziati e che qualche imprenditore sia già stato contattato, per verificare le disponibilità nel caso l’operazione dovesse partire.

A parole l’idea è di riportare il quotidiano – queste le promesse – dentro l’alveo culturale e politico in cui è nato, ritrovando lo spirito dei fondatori, di Carlo Caracciolo e di Eugenio Scalfari. Snaturare quella storia – dice chi è coinvolto nell’operazione – significherebbe bruciare valori ma anche valore (economico). Anche i possibili finanziatori dell’operazione dovranno dunque essere “coerenti con la storia di Repubblica”. Si vedrà.

Numerosi rumors danno però per coinvolto nell’operazione anche il faccendiere-lobbista Luigi Bisignani, come consigliere dietro le quinte e possibile futuro direttore editoriale-ombra del quotidiano. Interpellato, “Bisi” nega con una risata di essere partito alla conquista di Repubblica. Non è l’unico nome circolato, ma tutti smentiscono.

Interessato invece all’operazione è Paolo Madron, il giornalista che oggi è l’editore del quotidiano online Lettera43 e che con Bisignani ha pubblicato un paio di libri, l’ultimo lo scorso anno su Giorgia Meloni (I potenti al tempo di Giorgia). Madron riduce a “voci” il suo coinvolgimento, ma poi ribadisce la necessità di “rispettare la storia e la tradizione di Repubblica”, a cui non farebbe bene l’essere trascinata, per esempio, “dentro lo shopping compulsivo degli Angelucci”. E si dice certamente interessato a capire che cosa succederà del quotidiano “dopo che John Elkann ha lasciato sdegnosamente la presidenza di Gedi”, la società editrice del giornale.

Madron punta dunque alla futura direzione di Repubblica, nel caso la cordata che si sta per formare riesca a comprare il giornale? Non sembrerebbe questa l’intenzione di Calabi, che immagina al vertice del quotidiano personaggi nella tradizione di Repubblica e considera la direzione di Ezio Mauro quella che più ha conservato e sviluppato lo “spirito dei fondatori”.

Il manager 76enne ha gestito in passato Rcs e Sole 24 ore, che guidò alla (non proprio memorabile) quotazione in Borsa, ha coltivato buoni rapporti con il mondo bancario, specie Intesa Sanpaolo che controlla Risanamento, e vorrebbe presentarsi come il “risanatore” che potrebbe rimettere in rotta l’azienda di Repubblica in tempi difficili per i prodotti editoriali.

Elkann ha acquistato il gruppo Espresso-Repubblica (oggi Gedi) a fine 2019 con risultati disastrosi che hanno accelerato il declino e lo smantellamento del gruppo. Le perdite cumulate ammontano a 166 milioni in meno di quattro anni. Per l’operazione, Exor, la holding degli Agnelli-Elkann, ha speso 188 milioni, ma a bilancio il valore di Gedi è sceso dai 207 milioni del 2020 ai 78 milioni dell’ultima semestrale a giugno 2024.

Un disastro che potrebbe spingere Elkann a chiudere l’avventura editoriale. Una svendita totale però imporrebbe una svalutazione dolorosa per il bilancio Exor. Insomma, difficile si ripeta l’operazione Espresso, ceduto nel 2022 per una manciata di milioni all’imprenditore Danilo Iervolino. Serviranno soldi, e azionisti di peso.

di Gianni Barbacetto e Carlo Di Foggia / Il Fatto quotidiano, 19 ottobre 2024
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