MILANO

Salva-grattacieli: è l’ammissione che a Milano ci sono abusi edilizi

Salva-grattacieli: è l’ammissione che a Milano ci sono abusi edilizi

È da mesi che viene annunciata, promessa, invocata, discussa, tentata, ritirata, riproposta. Ora sta per arrivare nell’aula della Camera: la sanatoria salva-Milano, la salva-grattacieli che vuole azzerare le indagini della Procura milanese sui grandi abusi edilizi in città.

È la proposta di legge numero 1987 voluta dalla maggioranza di governo, ovvero il colpo di spugna per cancellare le inchieste, salvare (forse) i funzionari del Comune indagati, rendere legittime le costruzioni fuorilegge, dichiarare “ristrutturazioni” nuovi grandi edifici senza alcuna continuità con i precedenti piccoli edifici abbattuti, fare felici i costruttori e dare un calcio negli stinchi ai cittadini danneggiati dalle costruzioni abusive che li privano di aria, vista e servizi (parcheggi, verde, trasporti…).

Avevano promesso un intervento per rendere chiare norme “confuse”, “contraddittorie”, per unificare “differenti interpretazioni di regole urbanistiche mai aggiornate e discordanti tra di loro” (così scrive ogni giorno Repubblica). Invece le leggi sono chiarissime, concordanti e sempre confermate dai giudici penali, dai giudici amministrativi, dal Consiglio di Stato, dalla Cassazione e dalla Corte costituzionale. L’unica “differente interpretazione”, l’unica voce stonata, è quella del Rito Ambrosiano, cioè le consuetudini (fuorilegge) dettate a Milano da delibere di giunta e circolari comunali: per rendere “attrattiva” la città, trasformata da anni in un “paradiso fiscale” dell’immobiliare.

Gli operatori hanno fatto quello che la pubblica amministrazione ha permesso loro di fare. I veri responsabili di “Grattacielo selvaggio” stanno dentro Palazzo Marino

A Roma ne hanno preso atto, e infatti non dicono (e non possono dire) – come vorrebbe il sindaco Giuseppe Sala – “ciò che si costruisce a Milano è conforme alla legge”, ma devono dire “facciamo una sanatoria del passato, poi sul futuro vedremo”. La salva-Milano è infatti un condono dichiarato, che rende legittimi con un colpo di bacchetta magica gli edifici (commi 2 e 3) e le “ristrutturazioni” (comma 4) realizzati o approvati entro sei mesi dall’entrata in vigore della nuova legge.

Così “saranno considerati conformi alla disciplina urbanistica” grattacieli costruiti con autocertificazione (la mitica Scia: senza il piano attuativo che calcola i servizi necessari ai cittadini), edifici costruiti dentro i cortili, nuove costruzioni fatte passare come “ristrutturazioni” (in questo modo i costruttori risparmiano fino al 40% sugli oneri di urbanizzazione). Norme così sarebbero inutili se il Comune avesse sempre operato nel rispetto delle disposizioni di legge; se sono necessarie, significa che quelle disposizioni non sono state rispettate ed è necessario un condono. E per di più gratis!

Dicono che le norme sono “confuse”, “contraddittorie”, che è necessario unificare “differenti interpretazioni discordanti”. Invece le leggi sono chiarissime e concordanti. L’unica “differente interpretazione” è quella del Rito Ambrosiano

Sanato il passato, cosa succederà in futuro? Ci saranno sei mesi (comma 1) in cui governo, Regioni e Comuni dovranno decidere quando sarà necessario un piano particolareggiato e che cosa si intende per ristrutturazione edilizia. Disposizione sgrammaticata, perché le decisioni sul governo del territorio sono riservate dalla Costituzione al Parlamento e sottratte a Regioni e Comuni. Il colpo di spugna è poi peggiorato da un emendamento, sempre del centrodestra, che concede altri sei mesi (dunque in totale un anno) per costruire fuorilegge e usufruire della sanatoria e allarga ulteriormente le maglie della sanatoria.

La legge è uguale per tutti? No. Se approvata, la salva-Milano dimostrerà che la legge è “più uguale” per i costruttori e i funzionari del Comune e “meno uguale” per i cittadini che avrebbero diritto di vivere in una città in cui le regole siano rispettate e non in una città premium, un “paradiso fiscale” in cui crescono le disuguaglianze. “Meno uguale” anche per i costruttori che hanno rispettato le leggi. Mi verrebbe però perfino da difenderli, gli operatori che non le hanno rispettate: hanno fatto quello che la pubblica amministrazione ha permesso loro di fare. I veri responsabili di “Grattacielo selvaggio” stanno dentro Palazzo Marino.

Il Fatto quotidiano, 18 ottobre 2024
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