SEGRETI

Musica, anarchia e servizi segreti. La vita doppia di “Anna Bolena”, l’infiltrato

Musica, anarchia e servizi segreti. La vita doppia di “Anna Bolena”, l’infiltrato

Che tempi, quelle estati degli anni Sessanta. Il Carta Vetrata era un locale poco fuori Milano, a Bollate, a un passo da Quarto Oggiaro. Discoteca, rock pub, musica dal vivo. Vi hanno suonato, agli inizi della loro carriera, la Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso, la Nuova Idea, i Van Der Graaf Generator – ma qui la cronaca trascolora nella leggenda, che racconta di concerti perfino dei Genesis e dei Deep Purple, in verità mai arrivati a Bollate.

L’anima del Carta Vetrata era un ragazzo bassino, capelli lunghi e baffoni folti: Enrico Rovelli, anch’egli all’inizio di una carriera che lo porterà ad aprire, negli anni Ottanta a Milano, il Rolling Stone e, più avanti, il City Square e infine l’Alcatraz. E a diventare il manager di Patty Pravo e di Vasco Rossi, a lavorare con tanti altri musicisti, da Claudio Baglioni a Marco Masini, da Fabio Concato ad Anna Oxa, a organizzare concerti di Bruce Springsteen e degli U2, dei Police e dei Queen, di David Bowie e dei Clash.

Musica e anarchia. Rovelli si descrive, in una intervista al Corriere del marzo 2024, come fondatore del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa e amico di Giuseppe Pinelli: “Nell’area anarchica milanese eravamo in due a tenere i rapporti con il commissario Luigi Calabresi: io e Pinelli. Con lui e altri compagni abbiamo fondato il Ponte della Ghisolfa… Pino aveva un rapporto speciale con Calabresi, ogni Natale si regalavano un libro”.

Questa la versione di Enrico. Che non racconta però l’altra metà di sé: Anna Bolena. Rovelli, oltre che buon amico di Ignazio La Russa, era un infiltrato, un informatore della polizia e dei servizi segreti, con il nome in codice di Anna Bolena (niente di storico o esoterico: AB sono le iniziali di Anarchico Bollate).

Furono le veline di Anna Bolena a far scattare l’arresto di Pietro Valpreda, l’anarchico  innocente accusato della strage fascista di piazza Fontana. È la sera del 12 dicembre 1969. La bomba alla Banca nazionale dell’agricoltura è scoppiata da poche ore, alle 16.37, con la sua vendemmia di morti. A Milano si precipitano da Roma gli uomini dell’Ufficio affari riservati, il servizio segreto del ministero dell’Interno.

Silvano Russomanno ed Ermanno Alduzzi, fedelissimi del capo, il prefetto-gourmet Federico Umberto D’Amato, attivano subito la fonte Anna Bolena: dice che il ferroviere anarchico Pino Pinelli è al corrente dei retroscena dell’eccidio. Lo racconta in seguito Alduzzi: “La pista anarchica è nata dalle confidenze di Anna Bolena subito dopo i fatti” e “fu valorizzata dall’Ufficio affari riservati”.

Un collega di Alduzzi, Giuseppe Mango, aggiunge: “La pista Pinelli nacque da Alduzzi… Invero le indicazioni su Pinelli erano nate dalla fonte Anna Bolena, gestita da Alduzzi e in quel periodo anche da Russomanno… Dopo i fatti di piazza Fontana, da noi, in Ufficio (alludo a D’Amato e Russomanno), non si faceva altro che parlare di Anna Bolena che aveva fatto sorgere la pista anarchica, esaltandosi la qualità della fonte”.

Conferma l’agente Guglielmo Carlucci: “Il Pinelli pure era stato fermato su indicazioni dell’anarchico, fonte di Alduzzi… Penso che, per il tramite di Alduzzi, la fonte anarchica (Anna Bolena) ricevette un compenso straordinario”.

Rovelli nel 1969 ha 25 anni. Ha bisogno degli aiuti della questura per tenere aperto il Carta Vetrata e proteggerlo dalle indagini sulla droga che si diceva circolasse attorno alla discoteca. Ma è stato “agganciato” da Alduzzi già nel 1962 e dal 1964 è accreditato come una delle fonti degli Affari riservati: le “trombe di Gerico” del prefetto D’Amato.

Continua la sua collaborazione anche dopo piazza Fontana. Nel 1971 porta a Calabresi informazioni (e una foto) su un anarchico che sta per scappare all’estero. Nel 1974 una pirotecnica informativa di Anna Bolena dice: “Il noto attore Dario Fo ha preso il posto dell’editore Giangiacomo Feltrinelli nella guida e nelle sovvenzioni di alcuni gruppi eversivi e (pare) che sia divenuto uno dei maggiori esponenti delle Brigate rosse”. In un documento successivo, aggiunge che Franca Rame stava facendo opera di proselitismo nelle carceri per reclutare militanti per le Br.

La fonte Anna Bolena viene bruciata nel 1975. Il giudice istruttore Antonio Lombardi scopre la spiata sull’anarchico in fuga all’estero. Il settimanale anarchico Umanità Nova pubblica il 28 giugno 1975 un articolo intitolato “Attenti a costui”, firmato Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa: c’è la foto di Rovelli, definito “sospetto provocatore dell’Ufficio politico della questura milanese” e l’invito ai “compagni” a non frequentare più il Carta Vetrata.

L’anarchico in fuga oggetto dell’informativa a Calabresi nel 1971 è nientemeno che Gianfranco Bertoli, che il 17 maggio 1973 tornerà da Israele e getterà la bomba della strage alla questura di Milano. Uomo di Gladio, manovrato dai fascisti di Ordine nuovo: ma oggi è di moda mettere in dubbio tutto e tornare a credere, chissà, al Bertoli “anarchico”.

L’altro “anarchico”, Rovelli, ammette a metà di essere una spia: ha passato informazioni alla polizia, dice, soltanto perché ricattato e minacciato: “Non ho mai tradito nessun compagno, solo una volta ne ho accusato uno perché non riuscivo a resistere alle pressioni e ai ricatti, prima del commissario Calabresi e poi quelli del vicecapo dell’Ufficio affari riservati, Russomanno, e del suo agente, l’ispettore Alduzzi”.

Altra musica, quella di Russomanno: in una relazione riservata del gennaio 1970 scrive che Rovelli a fine 1969 fu mandato in Francia e in Belgio per raccogliere informazioni sugli “ambienti anarchici internazionali”. Compenso per la missione all’estero: 200 mila lire.

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Il Fatto quotidiano, 29 agosto 2024 (versione ampliata)
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