POLITICA

E vai con il “complotto”: il fanta-golpe è un sempreverde di Sallusti

E vai con il “complotto”: il fanta-golpe è un sempreverde di Sallusti

Il complotto dei magistrati contro la politica è un grande classico di Alessandro Sallusti. Il direttore del Giornale lo ha evocato in questo agosto 2024 come manovra in arrivo contro Arianna Meloni e, per suo tramite, contro la sorella Giorgia e il suo governo. Ma è un remake: lo aveva già evocato nel 2020 come “golpe” ai danni di Silvio Berlusconi. E nel 2023 come manovra contro Guido Crosetto, a cui Sallusti ha dovuto pagare 35 mila euro come riparazione per un articolo sulle trame eversive delle toghe rosse per azzoppare il governo Meloni colpendo il suo ministro della Difesa.

A leggere una sentenza del giudice di Roma datata 5 luglio 2023 c’è da restare impressionati dalle similitudini con l’allarme lanciato nei giorni scorsi. È una sonora condanna a Sallusti come autore di due articoli del 2020 (“Le carte del golpe e il silenzio dei complici” e “I testimoni della persecuzione Berlusconi”).

Vi si denunciava nientemeno che un “golpe” (la condanna di Berlusconi per frode fiscale) dimostrato qualche anno dopo dalle “rivelazioni” del giudice Amedeo Franco che, dopo aver condiviso la condanna e apposto la sua sigla su ogni pagina della sentenza del collegio di Cassazione presieduto dal giudice Antonio Esposito, era andato ad Arcore a dire al condannato che lui non era d’accordo e che la sentenza era stata “una porcheria”, “un verdetto guidato dall’alto”.

Gli audio di Franco, registrati a sua insaputa, furono tirati fuori dopo la sua morte e usati per una massiccia campagna mediatica. Miseramente finita con una lunga serie di condanne. Ecco che cosa scrive la giudice Roberta Nocella ricostruendo gli articoli di Sallusti: “La condanna inflitta nel 2013 a Silvio Berlusconi fu costruita a tavolino da una manovra a tenaglia tra politica e magistratura”. E ancora: “La democrazia è stata imbrogliata da un complotto in cui la magistratura ha fatto il lavoro sporco ma al quale hanno partecipato cariche istituzionali, esponenti politici di sinistra, influenti giornalisti al soldo di gruppi editoriali”. Con l’espulsione di Berlusconi dal Parlamento, la manovra dei giudici è diventata “un golpe in Italia”.

Commenta la sentenza: “Una simile parola, senza alcun riscontro oggettivo… non può ritenersi neutra… essendo l’espressione ‘golpe’, in contesti politici, riferita a un sovvertimento dell’ordine statale fatto con la forza. Peraltro la parola non appare neppure usata in modo figurato, dal momento che dal corpo dell’articolo si desume la convinzione che, ove la sentenza fosse stata diversa (non ‘pilotata’), anche la storia dell’Italia e degli italiani lo sarebbe stata”.

Segue calcolo dei danni da pagare: 26 mila euro a Esposito, altri 10 mila a un altro giudice del collegio, Claudio D’Isa, più 8 mila euro come “riparazione pecuniaria”. Sallusti è condannato a pagare in solido con la società editrice del Giornale e con altri giornalisti che avevano partecipato alla campagna contro Esposito, Luca Fazzo e Stefano Zurlo.

Ancora pendente il giudizio per diffamazione a Roma per le affermazioni in quattro trasmissioni del programma “Quarta Repubblica” di Nicola Porro, in cui Sallusti ripeteva: “La democrazia è stata truccata con una manovra giudiziaria assolutamente spregiudicata… È stata alterata la democrazia… Questa vicenda (definirla inquietante è un eufemismo) è un tassello di un complotto”. Sono passati quattro anni: e siamo al complotto remake.

Il Fatto quotidiano, 22 agosto 2024
To Top