GIUSTIZIA

Cantone contro Nordio: “Su Palamara, nessuna intercettazione nascosta”

Cantone contro Nordio: “Su Palamara, nessuna intercettazione nascosta”

Il temporale di Ferragosto della giustizia raccoglie vecchie perturbazioni (il “sistema Palamara”) e le usa per far balenare lampi e tuoni, ma poi lascia il clima torrido come prima. È stato il ministro Carlo Nordio a condensare le prime nuvole. “Il sistema Palamara”, ha detto due giorni fa (13 agosto 2024) al Corriere, “non è mai stato rivelato in tutta la sua complessità ed estensione, anche perché sia il Csm, sia la magistratura non hanno ascoltato le decine di testimoni, magistrati in pensione o ancora in servizio, che Palamara aveva indicato. Su questi esistono intercettazioni che sono state tenute riservate, mentre altre sono state lasciate filtrare”.

Ieri (14 agosto 2024) il Giornale ha tentato di aggiungere elettricità alla perturbazione, sostenendo che l’indagine su Luca Palamara, l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati poi espulso dalla magistratura, è stata “una inchiesta a doppia velocità, inflessibile con lui e con i suoi alleati (ovvero le correnti di centro e di destra nel Csm), blanda e quasi cieca nei confronti del potere dominante all’interno dell’apparato giudiziario, le correnti progressiste di Area e Magistratura democratica”. E segnalando, sulla traccia di quanto affermato da Nordio, la “sparizione di intercettazioni” anche dai server di Napoli.

A rispondere al ministro, non senza tagliente ironia, è il procuratore di Perugia Raffaele Cantone: “Mi rifiuto categoricamente di credere che il ministro abbia potuto riferire una circostanza di tal genere”, dice Cantone sulle intercettazioni scomparse. “È un ex magistrato e un giurista di fama: se avesse avuto notizie di tal tipo avrebbe certamente, come è suo obbligo, presentato una denuncia all’Autorità giudiziaria e attivato i poteri che l’ordinamento giudiziario gli attribuisce e non avrebbe certo riferito di ciò alla stampa”.

Comunque, continua Cantone, “a me non risultano intercettazioni occultate: gli accertamenti svolti da parte del mio ufficio lo hanno escluso categoricamente. Ovviamente se il ministro o altri hanno prove di tal tipo sono pronto a ricredermi e a svolgere indagini”. Quanto al “sistema Palamara”, Cantone spiega che “la Procura di Perugia ha svolto indagini su vicende specifiche e non su un presunto ‘sistema Palamara’ che è una denominazione certamente efficace, utilizzata però dai mass media”.

La smentita a Nordio è secca e totale: “Sui fatti di cui si è occupato l’Ufficio da me diretto sono state svolte tutte le indagini e tutti i procedimenti pendenti si sono conclusi e non mi risulta che vi fossero altri testimoni da ascoltare”. Conclude il procuratore: “Non spetta a me dire se esisteva un ‘sistema Palamara’ per le nomine in magistratura. Il mio Ufficio si è occupato di reati e ha svolto indagini su singoli procedimenti, alcuni dei quali conclusi con patteggiamenti, altri con assoluzioni, altri ancora con richieste di archiviazioni. Questo era il nostro compito e lo abbiamo svolto”.

Nessuna intercettazione scomparsa, secondo le Procure di Perugia e di Napoli. Mai registrata la cena del 9 maggio 2019 a cui avrebbero partecipato – secondo il Giornale – Palamara e il procuratore uscente di Roma Giuseppe Pignatone. Mai avvenuta la discussione del 9 aprile 2019 in cui – sempre secondo il Giornale – Palamara avrebbe discusso con Piercamillo Davigo la nomina del nuovo capo della Procura di Roma. “Palamara insistette per darmi un passaggio in auto dopo un convegno”, dichiara Davigo, “ma nel tragitto non parlammo certo di nomine”.

Nessuna sparizione di intercettazioni dalla Procura di Napoli. Per Ferragosto si cerca evidentemente di riciclare vecchie contese già risolte: alcuni imputati del caso Palamara avevano tentato di contestare l’utilizzabilità delle intercettazioni eccependo che alcune di queste per un certo periodo erano passate su un server dell’azienda specializzata Rcs prima di essere raccolte dal server della Procura di Napoli.

L’allora procuratore di Napoli Gianni Melillo, in collaborazione con la Procura di Firenze, svolse un’indagine, in contraddittorio con le difese, che appurò, con soddisfazione anche delle difese, che non c’era stata alcuna irregolarità: quello Rcs era un server “di rimbalzo” che serviva soltanto a far passare le conversazioni intercettate a quello della Procura che le raccoglieva.

Semmai, ora, è la riforma Nordio a dare un aiutino a Palamara: grazie al depotenziamento del reato di traffico d’influenza. Saranno gli avvocati di Palamara a sollevare “le questioni relative agli effetti della riforma recata dalla legge Nordio sui suoi processi”, ricorda Cantone.

“Attendiamo quindi le eventuali istanze degli avvocati, con i quali, pur nella diversità di posizioni, vi è un rapporto di assoluta correttezza. Il tema degli effetti della modifica della norma sul traffico di influenze sui processi già definiti è una questione giuridica interessantissima e ovviamente esamineremo con grande attenzione le eventuali osservazioni dei difensori e daremo la nostra opinione. Poi sarà il tribunale di Perugia a esprimersi”.

Il Fatto quotidiano, 15 agosto 2024
To Top