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Grattacielopoli: “A Milano regole edilizie che tolgono spazio, luce e servizi ai cittadini”

Grattacielopoli: “A Milano regole edilizie che tolgono spazio, luce e servizi ai cittadini”

Non singole violazioni delle norme urbanistiche, ma un sistema consolidato che a Milano permette da anni di costruire non considerando i diritti di tutti i cittadini ad avere in città spazio, luce, servizi. Mentre altri tre progetti edilizi si aggiungono agli undici già sotto indagine della Procura, una memoria di trenta pagine firmata dalla pm Marina Petruzzella ricostruisce le caratteritiche del “Rito ambrosiano”, concentrandosi soprattutto sulla prassi di costruire dentro i cortili, edificando torri e palazzi al posto di laboratori e piccoli edifici.

“Si tratta di un fenomeno grave”, scrive la pm, “perché sottrae agli abitanti dei fabbricati circostanti spazio vitale, luce, aria, sole e veduta, con ripercussioni negative sulle condizioni ambientali e la vivibilità. Subiscono queste condizioni negative non solo i residenti già insediati, ma anche quelli che vanno ad abitare nelle nuove costruzioni e quelli dell’intera zona, ai quali vengono sottratte quote di servizi, soprattutto primari, come il verde e i parcheggi, di cui Milano è cronicamente sottodotata”.

Le prassi consolidate degli uffici comunali permettono costruzioni “in assenza di piani attuativi rispettosi degli standard e dei limiti inderogabili di legge di densità e altezza, in forza di quello statuto parallelo alle leggi dello Stato e della Regione che l’area tecnica del Comune di Milano ha costruito attraverso un sistema illegittimo di circolari e determinazioni dirigenziali”.

La pm, che lavora insieme ai colleghi Mauro Clerici e Nicola Filippini, coordinati dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, tratteggia i passaggi con cui si è formata una “arbitraria deregulation” delle norme. È nel 2014 (sindaco Giuliano Pisapia, assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris) che cominciano a essere messe in dubbio le regole del Pgt (Piano di governo del territorio) del 2012.

L’articolo 9 del nuovo Regolamento edilizio e una determina comunale, la “determina Sordi”, contraddicendo i criteri dettati della legge dello Stato e della Regione, permettono di non verificare più le altezze e le densità edilizie “nelle aree cortilizie”. Riprende la “aggressione degli spazi interni agli isolati, attraverso la demolizione dei vecchi fabbricati e la costruzione in loro luogo di edifici residenziali, molto più alti e ingombranti dei preesistenti, che sottraevano aria, luce, sole e veduta agli abitanti degli altri stabili”.

Il potere di decidere che cos’è “cortile” viene delegato alla Commissione paesaggio, formata da architetti scelti dal sindaco. Inizia la girandola dei conflitti d’interesse tra professionisti che, come membri della Commissione paesaggio sono tenuti all’imparzialità, ma come progettisti sono remunerati dai costruttori per i loro progetti.

A volte la Commissione ha esaminato progetti firmati dai suoi stessi membri. “L’architetto Sonia Calzoni, come l’architetto Luca Mangoni”, si legge nei verbali degli interrogatori raccolti dagli investigatori, “erano i due componenti della Commissione per il paesaggio dei quali si esaminavano parecchi progetti, ed è altresì noto che la Calzoni fosse la compagna del presidente di Assimpredil Claudio De Albertis” (Assimpredil è l’associazione dei costruttori).

Secondo la pm, emerge una “gestione assolutamente approssimativa dell’esame dei progetti, delle modalità di verbalizzazione della seduta e dell’esame dei singoli progetti, che non hanno nulla di trasparente”. Le pratiche “vengono assegnate dal presidente casualmente a sottocommissioni istituite al momento, e i verbali dei pareri sui progetti non indicano i commissari che vi hanno partecipato e le opinioni dissenzienti”.

Determinante appare la presenza nella Commissione Paesaggio dell’architetto Stanislao Marco Prusicki, membro nel 2012 (sindaco Pisapia, assessore De Cesaris) presidente dal 2015 poi riconfermato fino al 2021 (sindaco Sala, assessore Pierfrancesco Maran). Prusicki spiega ai pm che i membri della Commissione erano tenuti a fare una “dichiarazione iniziale di dovere denunciare ogni situazione di conflitto di interessi”, “innanzitutto quella in cui il membro o anche diversi membri della commissione siano autori o coautori dello stesso progetto sottoposto al parere della commissione stessa”.

E ancora: “Mangoni e Sonia Caloni erano i commissari del paesaggio ai quali capitava spesso di trovarsi in conflitto di interessi rispetto ai progetti da valutare in commissione paesaggio”. Il riconoscerlo “era lasciato all’iniziativa del componente interessato”. Commenta la pm: “Affiora un inquietante sistema di formazione di titoli edilizi fortemente alterato, in quanto cosparso di verbali della Commissione per il paesaggio che esprimono pareri a piacimento”.

Citato nella memoria anche Paolo Mazzoleni – indagato come pure Prusicki – già presidente dell’Ordine degli architetti di Milano, presidente fino al 2015 della Commissione Paesaggio e oggi assessore all’Urbanistica a Torino. Uno degli interrogati dice ai pm: “La moglie di Mazzoleni presentava spesso progetti firmati da lei personalmente”.

Salva-Sala, la destra ci riprova
(dopo il 4-0 per la Procura)

Quattro a zero per la Procura di Milano. Il Tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dagli indagati per il cantiere sequestrato di via Lepontina: ha ritenuto “illegittimo” il cantiere e ha riconosciuto gli indizi di reato ipotizzati dai pm (pur non ritenendo sufficienti gli elementi per ritenersi violata anche la norma che “vieta nuove costruzioni nei cortili, più alte delle preesistenti”).

Intanto però arriva in Parlamento la proposta di legge salva-Milano. Dopo essere stato promesso e ritirato già tre volte (nel decreto Salvini del condono salva-casa, negli emendamenti parlamentari a quel decreto, nel decreto legge Infrastrutture) ora il colpo di spugna per tentare di azzerare le inchieste della Procura milanese sull’urbanistica prende le forme di una proposta di legge firmata dai capigruppo di maggioranza in commissione Ambiente alla Camera, Aldo Mattia (Fdi), Gianpiero Zinzi (Lega), Piergiorgio Cortelazzo (Fi), Martina Semenzato (Noi Moderati), che la motivano con l’esigenza di tutelare “chi, in piena buona fede, ha pensato di fare una delle azioni più tipiche degli italiani che anziché giocare in borsa vanno nel mattone”.

I nove commi dell’unico articolo di cui si compone  la legge prevedono che entro sei mesi dalla sua data di entrata in vigore, “in vista di un riordino organico della disciplina di settore”, si decida quali sono i casi in cui “è necessario adottare l’approvazione preventiva di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata”.

Il comma 2 è il cuore della legge: è il condono salva-grattacieli. Prevede che gli interventi realizzati o assentiti fino alla data di entrata in vigore della disciplina di riordino del settore “sono considerati conformi alla disciplina urbanistica”.

Il comma 6 afferma che resta ferma l’applicazione delle disposizioni secondo cui negli interventi di ristrutturazione edilizia si può procedere con la cosiddetta super-Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) in alternativa al permesso di costruire, per “trasformare un singolo organismo edilizio mediante un insieme sistematico di opere che possono portare a un singolo organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente”.

Alcuni costituzionalisti, giuristi e urbanisti, che già si erano espressi firmando una lettera-appello al legislatore contro le norme salva-Milano, si dicono ora impegnati a verificare che questa legge non incorra in profili di incostituzionalità. 

Il Fatto quotidiano, 4 agosto 2024
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