GIUSTIZIA

Abuso d’ufficio: sull’Europa Nordio bara. Sarà amnistia permanente per i colletti bianchi

Abuso d’ufficio: sull’Europa Nordio bara. Sarà amnistia permanente per i colletti bianchi

Senza il reato d’abuso d’ufficio, l’economia e la giustizia “correranno più veloce”: lo dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio al Messaggero, felice di annunciare che la sua riforma sta per avere il via libera del Parlamento. Primo atto di una commedia (o tragedia) che si concluderà con la separazione delle carriere di giudici e pm.

Cancellando l’abuso d’ufficio, “sindaci e amministratori non saranno più paralizzati dalla paura della firma, la certezza del diritto sarà meglio assicurata”, assicura Nordio. Così “la giustizia penale, gli investimenti e l’economia correranno più veloci”. Sulla velocità dei processi, in verità non cambierà nulla: per tutto il resto le procedure restano le stesse, anzi diventano più lunghe, a causa per esempio delle nuove norme, complesse e farraginose, sul sequestro di smartphone e apparecchi elettronici.

Forse “correrà più veloce l’economia italiana”, nel senso che con l’abolizione dell’abuso d’ufficio cadrà un altro controllo sulla correttezza dei comportamenti amministrativi: a farne le spese saranno la trasparenza e la possibilità di contrastare la corruzione.

Nordio si vanta che l’Europa, su pressioni dell’Italia, ha superato la posizione della Commissione europea secondo cui l’abuso d’ufficio deve essere un reato obbligatorio in ogni Paese europeo. In realtà sulla possibilità di renderlo facoltativo si è espressa solo la presidenza del Consiglio Ue e ora bisognerà aspettare l’insediamento del nuovo Europarlamento, della nuova Commissione e l’elaborazione del nuovo testo della direttiva sulla corruzione. L’abuso d’ufficio c’è in tutti gli altri Paesi europei ed è previsto come obbligatorio dalla Convenzione di Merida dell’Onu, recepita dall’Italia fin dal 2009.

Altro vanto del ministro è il bavaglio, cioè il divieto di pubblicare intercettazioni di soggetti terzi. “La segretezza e la libertà delle comunicazioni sono beni primari e inviolabili. Ma c’è ancora molto da fare, e lo faremo”, minaccia Nordio. Per esempio proibendo l’uso del trojan? “Sarebbe improprio dirlo ora”: Nordio vuol lasciare un po’ di suspence.

Ma poi, trascinato dall’entusiasmo, aggiunge: “Chi entra nel cellulare di una persona entra nella sua vita, perché lo strumento non contiene solo conversazioni, ma anche le cartelle cliniche, le dichiarazioni dei redditi, le immagini personali; è accaduto che una ragazza minorenne, studentessa all’estero, abbia inviato a sua madre la foto di un’eruzione cutanea da mostrare al dermatologo di fiducia”.

Che cosa c’entri l’eruzione cutanea con la possibile diffusione di notizie su comportamenti scorretti tenuti da politici, amministratori e personaggi pubblici lo sa solo Nordio. In Italia non c’è proprio un diluvio di pubblicazioni d’intercettazioni abusive, se anche il Garante della privacy, Pasquale Stanzione, ha spiegato che “dal 2020 non abbiamo registrato alcuna violazione della privacy”.

Ma il ministro pregusta già le prossime mosse. Altri interventi sui reati contro la pubblica amministrazione? “Al momento non ne sono previsti, ma ci stiamo lavorando con i colleghi delle commissioni”. Una delle idee è rendere inappellabili le sentenze d’assoluzione in primo grado: già bocciata in passato dalla Corte costituzionale, resta nel libro dei sogni del ministro e del suo governo.

Così sarà via via costruita l’amnistia permanente per i reati dei colletti bianchi. Resterà ai magistrati il lavoro sui reati di strada e dei poveri cristi e sulle nuove fattispecie introdotte, dal reato di rave party in giù. Infine arriverà la ciliegiona sulla torta: la separazione giudici-pm. “Le carriere vanno separate e il Csm va riformato” con “il sorteggio e l’istituzione di un’Alta corte disciplinare”.

La magistratura viene progressivamente privata di strumenti d’indagine e il pm ricondotto sotto il controllo del governo. Ma questo per Nordio è solo “un’altra petulante e fantasiosa litania”: “continuare nel ritornello che la riforma tenderebbe a sottoporre il pm all’esecutivo significa fare un processo alle intenzioni, di pessimo gusto”. Dunque valgono le dichiarazioni, non gli effetti concreti.

Il controllo della politica si eserciterà anche con l’indicazione delle priorità che le Procure dovranno seguire nelle indagini: un passo verso la discrezionalità dell’azione penale. Nordio per ora ribadisce che “resterà obbligatoria”, ma “con criteri di priorità che sono stati in parte già definiti dalla Cartabia. È bene che siano omogenei, per evitare una confusione nei vari indirizzi investigativi delle singole Procure”.

Contro l’affollamento delle carceri, il ministro cita “la semplificazione della “procedura di liberazione anticipata” e l’attribuzione “dell’ordinanza di custodia cautelare a un organo collegiale”: ma più giudici vorranno dire tempi più lunghi, non necessariamente meno carcerazioni. Per quanto riguarda i detenuti stranieri in Italia, “lavoriamo intensamente per far scontare la pena nei loro Paesi di origine”, dice il ministro: vecchia promessa, vasto programma.

Il Fatto quotidiano, 24 giugno 2024
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