GIUSTIZIA

Assolto Berlusconi. Il teste ha detto il falso, ma Silvio non lo ha corrotto

Assolto. “Il fatto non sussiste”. Silvio Berlusconi è stato assolto ieri sera a Siena dall’accusa di corruzione in atti giudiziari in un filone minore del processo Ruby ter. I giudici senesi non hanno ritenuto provato che il pagamento di Berlusconi a uno dei tanti testimoni dei processi Ruby – e cioè Danilo Mariani, il silenzioso pianista che allietava le serate del bunga-bunga – sia stato il prezzo della corruzione pagato affinché Mariani mentisse sulle feste di Arcore.

Assolto anche Mariani, che aveva testimoniato ai giudici, sotto giuramento, di non aver visto alcun atto sessuale nelle feste di Arcore della calda estate del 2010. “Cene eleganti”, dunque. O al massimo teatrini di Burlesque. Lo stesso Mariani è però già stato condannato, il 13 maggio, a 2 anni per falsa testimonianza. Dunque ha detto il falso, ma i soldi che ha ricevuto dall’amico Silvio non erano per corromperlo.

Il processo di Siena è un filone del Ruby ter con due soli imputati, Berlusconi e il suo pianista, nato da una costola del processo principale Ruby ter in corso a Milano, con 29 imputati: il presidente di Forza Italia e una piccola folla di testimoni e di ragazze ospiti dei festini, pagati da Silvio – secondo l’accusa – per raccontare la fola delle “cene eleganti”. In attesa della sentenza di Milano, l’assoluzione di Siena mette un primo punto fermo sulla vicenda, ma limitatamente a un unico testimone.

Dalle motivazioni, quando arriveranno, potremo capire se i giudici senesi hanno creduto alla spiegazione di Berlusconi, che ha sempre ammesso di aver pagato il pianista Mariani, come il cantante Mariano Apicella (su questo è in corso un altro processo a Roma) e come molte delle ragazze (processate a Milano) che partecipavano alle feste di Arcore; ma soltanto per disinteressata generosità, per dare un aiuto a persone che gli erano state vicine e poi avevano avuto molte difficoltà a causa delle indagini dei magistrati e degli articoli dei giornalisti.

La sentenza di Siena peserà anche sul processo principale di Milano? Lo vedremo, anche se a Milano sono molti i testimoni che sono stati pagati e i giudici dovranno valutare le prove portate in aula dall’accusa.  A Siena, ieri, sembrava di essere tornati ai bei tempi in cui un Silvio Berlusconi agguerrito e battagliero sfidava i magistrati ricusando i giudici che lo stavano giudicando. Certo, restano inarrivabili i toni di guerra degli avvocati di un tempo, Gaetano Pecorella o Niccolò Ghedini.

Ma ci ha comunque provato il difensore di oggi, Federico Cecconi, abituato a modi ben più cortesi, e che ieri, prima della sentenza, ha tentato di fermare la macchina del processo, chiedendo che venissero sentiti altri testimoni e poi annunciando l’intenzione di presentare un’istanza di ricusazione per estromettere dal processo i giudici che stavano per entrare in camera di consiglio a decidere il verdetto. La ricusazione, da presentare nei prossimi giorni davanti alla Corte d’appello di Firenze, ora non sarà più necessaria.

Quella di ieri è stata l’udienza finale in cui il filone senese del processo Ruby ter è ripreso dopo mesi di rinvii causati dalle richieste di “legittimo impedimento” presentate dai difensori di Berlusconi per asseriti motivi di salute e dopo che già nel 2020 il dibattimento era arrivato alle fasi finali. I giudici avevano alfine stralciato la posizione di Berlusconi e concluso il processo al solo Mariani, per il reato di falsa testimonianza, per il quale è stato condannato appunto a 2 anni.

La difesa Berlusconi ieri aveva chiesto, in zona Cesarini, di rinnovare l’istruttoria a istruttoria ormai chiusa: per sentire tre testimoni, il ragioniere contabile di Berlusconi Giuseppe Spinelli, il musicista Apicella e la moglie di Mariani, Simonetta Losi. Il Tribunale ha respinto la richiesta, ritenendola fuori tempo massimo, e ha imposto le conclusioni. Per poi arrivare all’assoluzione.

Superate dai fatti anche le proteste lanciate – come ai vecchi tempi – dagli esponenti di Forza Italia che evidentemente si aspettavano una condanna. “A Siena, tradizionale feudo del Partito democratico, il collegio presieduto da Simone Spina, noto esponente di Magistratura democratica, manifesta una ingiustificata fretta di andare a sentenza”, aveva dichiarato Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia della Camera. Dimenticando che la “ingiustificata fretta” si riferisce a un processo che è stato rallentato e bloccato per un oltre un anno dalle continue richieste di “legittimo impedimento”.

Non era mancato anche un accenno al sognato approdo di Berlusconi al Quirinale: “Si cerca la giustizia”, aveva chiesto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, “o piuttosto interessa danneggiare un leader politico e interferire anche sul voto per il Quirinale?”.

Il Fatto quotidiano, 22 ottobre 2021
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