Chi è Roberto Cingolani, il “tecnico” amico di Renzi che aveva finanziamenti a pioggia
…e non riusciva a spenderli. Roberto Cingolani, il ministro del dicastero agitato da Beppe Grillo come la grande novità e indicato al Movimento 5 stelle come il motivo per dire sì al governo di Mario Draghi.
Roberto Cingolani è stato il direttore scientifico di Iit, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova. Criticato per anni da una parte del mondo scientifico per la sua dotazione di fondi, assegnati senza gare competitive. Poi è stato indicato da Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, come il gestore unico di Human Technopole, il progetto “petaloso” lanciato per superare l’empasse che bloccava i terreni ex Expo di Milano (erano costati tantissimo e non si riusciva a rivenderli).
Era stata la senatrice a vita Elena Cattaneo a protestare contro i finanziamenti all’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, che godeva di una “rendita” assicurata di circa 100 milioni l’anno, a cui va sommata l’“eredità” ex Iri (128 milioni) assegnata dal governo nel 2008. Nel Paese in cui i ricercatori fanno fatica a trovare i soldi per continuare a lavorare, l’Iit aveva accumulato negli anni tanti finanziamenti da non riuscire a spenderli: oltre 1 miliardo di euro in 11 anni, di cui quasi la metà non spesi.
Lo aveva rilevato già una relazione della Corte dei conti nel 2013, che aveva trovato 430 milioni di Iit messi sotto la voce “disponibilità liquide” e “per la maggior quota detenute nel conto corrente infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato”, mentre una quota minore – erano circa 21 milioni nel 2013 – era depositata nelle casse di alcune banche private (ne scrisse Laura Margottini sul Fatto quotidiano già nell’aprile 2016).
A fine 2016, il “tesoretto” di Iit era di 426 milioni presso la Tesoreria Centrale dello Stato e di 22 milioni in conti bancari. Proprio da questi soldi la ministra Fedeli ora preleva 250 milioni dei 400 che andranno alla ricerca di base. “La restituzione annunciata”, ha commentato Elena Cattaneo, “rende giustizia all’iniziativa promossa da coloro che, negli anni, hanno denunciato l’abnormità scientifico-finanziaria dei sovrafinanziamenti a Iit”.
L’accordo era stato trovato nel maggio 2017, quando la ministra Fedeli e il suo collega dell’Economia Pier Carlo Padoan avevano convinto il direttore di Iit Roberto Cingolani a firmare un accordo che diceva così: “È stato convenuto di esplorare un comune percorso volto a impiegare risorse messe a disposizione dall’Iit, previo parere favorevole dei propri organi deliberativi, allo scopo di promuovere, su obiettivi strategici condivisi, progetti di ricerca di interesse nazionale per lo sviluppo del sistema economico del Paese, nonché azioni destinate all’ingresso di giovani nel modo della ricerca”. Così almeno 250 milioni sono stati “liberati”.
Il 16 maggio in Parlamento erano stati dichiarati ammissibili alcuni emendamenti alla legge finanziaria che chiedevano di tagliare i finanziamenti statali concentrati sull’Iit di Genova e di distribuire più democraticamente quei soldi alla ricerca di base italiana. Presentati da Francesco Laforgia (Articolo 1-Mdp) e da Daniel Alfreider (Partito popolare sudtirolese), erano poi stati ritirati. Ma il 26 maggio era arrivato l’accordo tra i due ministri e Cingolani.
Non è stata l’unica sconfitta del direttore di Iit. Le critiche sollevate dentro mondo scientifico hanno fatto cambiare, almeno parzialmente, anche le modalità di finanziamento di Human Technopole (Ht), il polo di ricerca da costituire sulle aree Expo di Milano. Matteo Renzi, da presidente del Consiglio, aveva promesso a Iit la guida dell’operazione, con finanziamenti di 1,5 miliardi di euro in dieci anni. Dopo le proteste del mondo dell’università e della ricerca, a cui si era unito anche il presidente emerito Giorgio Napolitano, la regia di Ht è stata affidata a un comitato indipendente guidato dal professor Stefano Paleari.
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