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Che spifferi, alla Fiera di Verona!

Che spifferi, alla Fiera di Verona!

Questa storia arriva da Verona. E finisce per mandare in subbuglio la politica locale e far intervenire, da Roma, l’Anticorruzione di Raffaele Cantone. Tutto comincia quando un consigliere comunale, Alessandro Gennari, ex candidato sindaco di Verona per i Cinquestelle, fa una richiesta di accesso agli atti a Veronafiere: chiede il verbale di una riunione del consiglio d’amministrazione, quella del 27 ottobre 2010. Vuole verificare un fatto successo otto anni fa: un dipendente era uscito dall’ente fieristico veronese, aveva incassato una robusta buonuscita e poi aveva continuato a lavorare come consulente, fatturando delle belle sommette.

Veronafiere respinge la richiesta: sostiene di essere una società per azioni, non soggetta al controllo del Comune. Il direttore generale Giovanni Mantovani scrive: “Veronafiere spa non rientra tra i soggetti rispetto ai quali può essere esercitato l’accesso atti, considerato che non è un ente o un’azienda dipendente sottoposta a vigilanza del Comune di Verona, trattandosi, diversamente, di una società a partecipazione pubblica (non a controllo pubblico), che vede il Comune di Verona detenere una quota pari al 39,666 per cento del capitale sociale”. È una spa, è vero, ribatte Gennari, ma è quasi totalmente pubblica e ha il Comune come socio di maggioranza. Inoltre, nel 2010, Veronafiere era ancora un ente controllato dal Comune e non una società per azioni. Allora il consigliere comunale ci riprova. Questa volta la richiesta di accesso agli atti è presentata per conto del Comune e dei consiglieri comunali, come previsto dalle linee guida dell’Anac sulla trasparenza nella pubblica amministrazione.

A questo punto succede un evento che Gennari ritiene inquietante: il personaggio oggetto della sua richiesta si presenta sul suo posto di lavoro e chiede di parlargli. Gennari quel giorno non era in sede. Ma poi, al telefono, l’ex dipendente di Veronafiere cerca di lisciargli il pelo e gli chiede un incontro, per dargli la sua versione della vicenda. Gennari si chiede: come ha fatto a sapere che ho chiesto il verbale del cda che riguarda proprio lui e la sua buonuscita del 2010? Ci sono spifferi a Veronafiere? C’è una talpa che diffonde notizie riservate proprio a chi dovrebbe essere oggetto di un atto ispettivo?

Gennari informa subito il sindaco e l’assessore alle società partecipate. Poi presenta un esposto ai due enti di vigilanza, l’Anac e il Difensore civico, lamentando l’assenza di trasparenza di una società controllata dal Comune e denunciando che era stato spifferato l’atto ispettivo di un consigliere comunale. L’Anac apre un’istruttoria sul caso. Il Difensore civico intima a Veronafiere di consegnare il verbale del cda. Veronafiere resiste ancora e fa ricorso. Intanto avviene la cosa più fantastica di questa storia: l’ente fieristico che non vuole consegnare alcun verbale del consiglio d’amministrazione, manda a Gennari il verbale del consiglio d’amministrazione (del 2018) in cui il cda decide di non mandarglielo (quello del 2010).

Gennari è preoccupato: “Un ex dipendente di Veronafiere è stato informato della mia richiesta di accesso agli atti e si è presentato sul mio luogo di lavoro. Sono stato rassicurato dalla notizia che all’interno della Fiera sarebbe partita un’indagine per capire come l’ex dipendente sia venuto a conoscenza della richiesta istituzionale di un consigliere. A oggi non ho ancora avuto la possibilità di vedere quel verbale, né conosco l’epilogo della vicenda. Sono preoccupato per questa storia assolutamente non chiara e deluso per la mancanza di tutela da parte del Comune nel supportare una più che legittima richiesta di un consigliere. Come ci regoleremo in futuro con altre aziende o enti partecipati? E soprattutto: avrò il piacere di ricevere nuove visite?”.

Il Fatto quotidiano, 4 ottobre 2018
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