AFFARI

Scalata Mediaset, perquisizioni a Parigi

Scalata Mediaset, perquisizioni a Parigi

Perquisizioni in trasferta, ieri 5 ottobre 2017, per i finanzieri del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Milano. Accompagnati dagli uomini della Gendarmeria francese, si sono presentati a Parigi, nelle sedi del gruppo Vivendi e della banca d’affari Natixis. A mandarli, i magistrati della Procura di Milano Fabio De Pasquale e Silvia Bonardi, che indagano sulla scalata di Mediaset da parte di Vivendi e che hanno da tempo avviato una rogatoria per avere la collaborazione delle autorità francesi.

Gli uomini della Guardia di finanza hanno portato a casa documenti ed email sull’acquisto da parte dei francesi di azioni del gruppo televisivo controllato da Silvio Berlusconi. Gli acquisti s’impennano nel dicembre 2016 e Vivendi passa rapidamente dal 3 per cento al 29,9 per cento di Mediaset. Parte immediatamente la reazione di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che è prima azionista di Mediaset con poco meno del 40 per cento: i suoi avvocati mandano esposti alla Consob (l’autorità di controllo dei mercati finanziari), all’Agcom (l’autorità sulle comunicazioni) e alla Procura di Milano. Sostengono la tesi che Vivendi abbia manipolato il mercato per comprare a prezzo di saldo le azioni Mediaset.

Tutto è cominciato nel luglio 2016, quando il gruppo francese ha stracciato il contratto che lo impegnava a comprare Mediaset Premium e a effettuare uno scambio azionario del 3,5 per cento tra Vivendi e Mediaset. L’effetto è stato il crollo in Borsa delle azioni del gruppo di Berlusconi che a quel punto sono state comprate – secondo l’esposto Fininvest – “a prezzi di sconto” da Vivendi, che ha dato il via a una scalata ostile, dopo aver fatto “scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset”.

L’esposto dei legali di Berlusconi alla Procura di Milano è finito – ironia della sorte – nelle mani di Fabio De Pasquale, il magistrato che coordina le indagini sui reati finanziari: proprio il pm che è riuscito a ottenere per Berlusconi l’unica condanna definitiva, quella a 4 anni per frode fiscale. In questo caso però De Pasquale, con i suoi colleghi Stefano Civardi e Silvia Bonardi, ha dato soddisfazione al suo ex imputato: ha aperto un’inchiesta e ha poi iscritto sul registro degli indagati, per concorso in aggiotaggio, il finanziere Vincent Bolloré, principale azionista di Vivendi, e il suo amministratore delegato, Arnaud de Puyfontaine.

Nei mesi scorsi in Procura sono stati ascoltati molti testimoni, tra cui Pier Silvio Berlusconi e Marco Giordani, rispettivamente amministratore delegato e direttore finanziario di Mediaset, e Tarak Ben Ammar, consigliere di amministrazione di Vivendi (e fino a poco tempo fa anche di Telecom) e mediatore nel contratto di acquisto di Mediaset Premium. A Milano è in corso anche una causa civile contro Vivendi, in cui Fininvest e Mediaset accusano il gruppo francese di violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione della legge sul pluralismo televisivo.

La novità di ieri è che sotto osservazione dei magistrati italiani c’è anche Natixis, la banca d’affari che ha supportato Vivendi nell’acquisto delle azioni Mediaset. “Abbiamo acquisito la nostra quota in Mediaset in modo totalmente legale e trasparente”, ha dichiarato de Puyfontaine, ieri a Capri, dove ha partecipato all’Ey Digital Summit: “Aspettiamo con serenità la chiusura di questa controversia”.

La contesa Vivendi-Mediaset s’intreccia intanto con un’altra vicenda, quella di Tim, l’azienda telefonica italiana di cui Vivendi è diventato il primo azionista, con una partecipazione vicina al 24 per cento. La presenza massiccia del gruppo francese sia in Tim, sia in Mediaset ha fatto scattare l’allarme di Agcom, che ha ravvisato un pericolo di posizione dominante nel settore dei media e invitato Vivendi a lasciare una delle due partecipazioni.

Proprio ieri, de Puyfontaine, che è anche presidente esecutivo di Tim, ha affermato di essere “pronto a incontrare esponenti del governo e dell’Autorità delle comunicazioni per spiegare la nostra visione”. Ha sottolineato che Vivendi è “un investitore di lungo termine che ha investito in Italia circa 5 miliardi di euro”, quindi “è un amico dell’Italia”, e ha concluso: “Voglio essere visto come un fantastico ambasciatore dell’amicizia tra Italia e Francia”.

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Il Fatto quotidiano, 6 ottobre 2017
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