MILANO

Arriva Gentiloni e si sgonfia l’enfasi renziana (ma resta il conflitto di Mrs.Microsoft)

Arriva Gentiloni e si sgonfia l’enfasi renziana (ma resta il conflitto di Mrs.Microsoft)

Quando c’era lui, i soldi per Milano erano addirittura 1 miliardo, poi lievitati fino a 2,5 miliardi di euro: queste le cifre annunciate nel settembre 2016 da Matteo Renzi, allora presidente del Consiglio, planato in Lombardia per presentare con alti squilli di tromba il “Patto per Milano”. In realtà, a leggere le tabelle con i numeri, i soldi previsti per il periodo 2016-2018 erano solo 644 milioni e non tutti sicuri. Erano stati messi insieme tutti i progetti per la città da qui ai prossimi dieci anni, dallo sviluppo delle linee di metrò alla riqualificazione delle periferie, dai fondi per la sicurezza al welfare, fino agli interventi anti-esondazione di Seveso e Lambro (già previsti dal sindaco Giuliano Pisapia): ed ecco infiocchettato il mirabolante “Patto per Milano”, confezionato su misura per la città che “deve prendere per mano il resto del Paese e portarlo fuori dalla crisi”.

Ieri, a Milano arriva Paolo Gentiloni e l’enfasi renziana è solo un ricordo. Le turbopromesse sono sostituite dalla prosa sobria del nuovo presidente del Consiglio che dice: “Passo dopo passo, il governo manterrà gli impegni presi nel Patto per Milano”. Fa una sola cifra: 18 milioni, che il governo stanzierà nell’ambito del bando nazionale periferie e che saranno usati per la riqualificazione del quartiere Adriano, a nordest della città. Sarà il Cipe (il comitato interministeriale per la programmazione economica), venerdì prossimo, a dare il via libera al finanziamento, insieme a quello per la variante alla linea 4 della metropolitana.

“Passo dopo passo”, dice Gentiloni: poi saranno finanziati altri progetti, perché “il lavoro va avanti” e “gli impegni saranno mantenuti”. Il tono enfatico (e alla fine ansiogeno) del predecessore lascia il posto alla concretezza. Niente slide, niente slogan, niente annunci. Niente firme a favor di telecamera di documenti che ricordano tanto il “contratto con gli italiani” di berlusconiana memoria. “Il Patto per Milano è la cornice”, spiega pacatamente Gentiloni, “poi ci sono le sfide per il futuro: provare a portare in città l’Ema, l’agenzia europea del farmaco che dovrà traslocare da Londra, e realizzare lo Human Technopole. Non sarà una partita semplice, ma la città ha le carte in regola: il governo lavorerà per questo obiettivo, ventre a terra”.

Il sindaco Giuseppe Sala, accanto al presidente del Consiglio nella Sala dell’Orologio di Palazzo Marino, non dà segni di rimpiangere il predecessore e aggiunge: “Venerdì organizzeremo una visita tecnica a Londra per mettere a punto il dossier e verificare gli spazi che servono per gli uffici”. La visita a Milano del presidente del Consiglio aveva in programma, oltre all’incontro con il sindaco e gli assessori, un pranzo in un centro anziani, l’incontro in Regione con il presidente Roberto Maroni, con il quale era stato firmato un “Patto per la Lombardia”, e una visita alla nuova sede della Fondazione Feltrinelli, nell’edificio di Jaques Herzog e Pierre de Meuron. Gran parte della lunga nave rovesciata progettata dagli archistar come centro della cultura, per far tornare i conti dell’operazione immobiliare è stata messa a reddito ed affittata a Microsoft. Gentiloni passa anche da lì, dove gli fanno visitare la Digital Class e poi lo fanno parlare, in collegamento con tutti i dipendenti della filiale. Dice che la presenza di Microsoft è uno dei segni della capacità di innovazione di Milano. Forse non gli avevano raccontato la questione-Cocco.

Proprio il giorno precedente, l’assessore alla Trasformazione digitale Roberta Cocco, manager Microsoft in aspettativa, aveva ottenuto una seduta del consiglio comunale a porte chiuse e con voto segreto (cosa che a Milano non si vedeva dal 1993!) per difendersi da una mozione di censura (poi bocciata) per il suo conflitto d’interessi e per aver tentato di non rendere pubblica la sua situazione patrimoniale, da cui risulta azionista della sua azienda per un valore di 3,6 milioni di euro. Si è difesa (“ho fatto dell’onestà un elemento fondante della mia vita”) mostrando di non sapere che il conflitto d’interessi è una situazione oggettiva: è manager e anche azionista di un importante fornitore del Comune di Milano, che potrà partecipare alle prossime gare da lei stessa indette. L’amministrazione prevede di spendere 2,3 milioni per la sicurezza informatica e circa 30 milioni per la gestione e il miglioramento dei servizi digitali. Ma forse tutto questo a Gentiloni non l’hanno spiegato.

Il Fatto quotidiano, 1 marzo 2017
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