80 sfumature di Silvio
Alla vigilia del suo ottantesimo compleanno, Silvio Berlusconi in sette numeri (più uno). “Bunga-bunga” è ancora l’espressione italiana più nota al mondo. B. resta il personaggio di casa nostra più conosciuto nel pianeta. Imprenditore di successo, politico amatissimo e odiatissimo, inventore di un modo di fare tv, patron di una grande squadra di calcio, imputato in una serie infinita di processi, eroe delle notti folli di Arcore. Ma oggi il declino sembra essere la cifra del personaggio, reduce da una dolorosa operazione a cuore aperto, da clamorose sconfitte elettorali, da vicende giudiziarie che gli sono costate una condanna definitiva e l’esclusione dal Parlamento. È ancora imputato nell’ultimo dei suoi processi, quello (Ruby 3) in cui è accusato di aver pagato milioni per comprare il silenzio delle ragazze del bunga-bunga. E il Milan l’ha venduto ai cinesi. Ma è in politica che il declino appare più bruciante. In un sistema diventato tripolare, Matteo Renzi ha occupato la scena mediatica che un tempo era sua. Ecco dunque la sua storia, raccontata in sette numeri (più uno).
80
Sono gli anni che Silvio Berlusconi compie il 29 settembre 2016, in una fase difficile della sua vita: a giugno è stato operato a cuore aperto; in politica è reduce da una serie di sconfitte e la sua Forza Italia fatica a trovare un rilancio e un nuovo leader. Berlusconi resta comunque quello che ha avuto i numeri per imporsi prima come imprenditore, poi come politico (e anche come imputato). In una grande storia italiana.
34
Al 34 di via Volturno, nel quartiere Isola popolare e non ancora diventato “fighetto”, nasce Silvio. Sua madre Rosa Bossi ha fatto la segretaria in Pirelli. Suo padre Luigi è impiegato in banca e farà carriera. Il ragazzo cresce guardando dalla finestra sventolare la bandiera rossa con la falce e il martello: di fronte a casa c’è la sede della federazione milanese del Partito comunista italiano. Elementari nella scuola pubblica vicino a casa, poi medie e liceo dai padri salesiani del convitto di via Copernico. Maturità classica a 19 anni. “In classe e in oratorio è il capo”, scrive il suo anonimo biografo ufficiale in Una storia italiana, la pubblicazione curata da Sandro Bondi inviata a tutte le famiglie d’Italia prima delle elezioni del 2001. “Sbriga i compiti prima degli altri, poi aiuta i compagni più lenti o meno studiosi. In cambio di qualche spicciolo”. Ha il senso degli affari fin da piccolo. Dopo il liceo, Giurisprudenza in Statale. Per guadagnare qualche soldo vende aspirapolveri porta a porta, canta alle feste studentesche con I quattro doctores e d’estate fa l’animatore sulle navi da crociera Costa con l’amico Fedele Confalonieri al pianoforte. Nel 1961, a 25 anni, si laurea. Tesi dal titolo “Il contratto di pubblicità per inserzione”: 110 e lode, più premio di 2 milioni di lire pagato dalla concessionaria di pubblicità Manzoni. Evita il servizio militare: gli affari lo chiamano.
50%
La quota di Berlusconi nella sua prima società. Aveva già trovato lavoro al terzo anno d’università: impiegato nell’impresa del costruttore Pietro Canali, buon cliente della Banca Rasini di cui suo padre era direttore. Per Canali vende case, presentandosi come direttore commerciale. Presto però diventa suo socio al 50 per cento, fondando la Cantieri Riuniti Milanesi. Costruisce il suo primo palazzo, in via Alciati, periferia di Milano. Berlusconi era riuscito a ottenere i permessi comunali, l’esperienza la mette Canali, i soldi arrivano dalla Banca Rasini. Poi tra il 1964 e il 1969 costruisce un quartiere residenziale a Brugherio, hinterland milanese. Tra il 1969 e il 1979 edifica Milano 2. Tra il 1979 e il 1990 realizza Milano 3 e, in società con il faccendiere massone Flavio Carboni, progetta il villaggio residenziale Costa Turchese, in Sardegna. La struttura societaria di cui si dota è via via più complessa. Agli inizi lui risulta “socio d’opera”, mentre soci “accomandanti” sono il banchiere Carlo Rasini o l’avvocato d’affari svizzero Renzo Rezzonico, con alle spalle una misteriosa finanziaria di Lugano, la Finanzierungesellschaft fur Residenzen Ag.
Seguono altre finanziarie svizzere e una schiera di prestanome come Lidia Borsani (sua cugina), Maria Bossi (la zia), Elda Brovelli e Nicla Crocitto (casalinghe), Enrico Porrà (invalido di 75 anni colpito da ictus), Adriana Maranelli (colf emiliana), Riccardo Maltempo (meccanico)… Nel 1975 nasce – a Roma, nello studio di Umberto Previti (commercialista calabrese padre del futuro ministro Cesare Previti) – la Fininvest, controllata da una serie di srl chiamate Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e così via, fino alla numero 38. Tra il 1978 e il 1985 nelle Holding entrano 93,93 miliardi di lire. Origine: sconosciuta. Poi il suo consulente diventa, a Londra, David Mills, che gli organizza il sistema di società offshore per gli affari “riservati”: la “Fininvest Group B – very discreet”, la Fininvest ombra, il Biscione parallelo. Intanto Silvio si sposa due volte. Nel 1965 con Carla Elvira Dall’Oglio, dalla quale ha i figli Maria Elvira detta Marina (1966) e Pier Silvio detto Dudi (1969). Nel 1980, alla prima al teatro Manzoni del Magnifico cornuto di Fernand Crommelynk, è colpito dalla protagonista, Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, che gli darà i figli Barbara (1983), Eleonora (1986) e Luigi (1988).
P2
È la loggia massonica segreta di Licio Gelli a cui si iscrive negli anni Settanta. Quando viene scoperto, minimizza: “Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo… Non ho mai pagato una quota d’iscrizione, né mai mi è stata richiesta” (27 settembre 1988). La riduce a un fatto di vanità: “Gelli mi riempì di complimenti dicendomi che mi considerava fra i nuovi imprenditori quello più bravo e insistette molto che io avevo un futuro importante davanti… Io resistetti molto a dare la mia adesione, poi lo feci perché Roberto Gervaso insistette particolarmente… Mi disse: ‘Fammi fare bella figura’, lui aveva bisogno di scrivere sul Corriere della sera. ‘Ma cosa ti costa, dammi questa possibilità, e io aderii” (3 novembre 1993). La butta in barzelletta: “La tessera me la porta la segretaria dicendo: ‘C’è scritto che Lei, dottore, è apprendista muratore…’. Ero in riunione con 12 o 14 collaboratori: tutti scoppiamo a ridere. Ma come, dico io, sono il primo costruttore italiano di città e mi definiscono apprendista muratore? Non lo accetto” (6 marzo 2000). Per la prima di queste dichiarazioni, pronunciata sotto giuramento davanti al Tribunale di Verona, rischia una condanna per falsa testimonianza, evitata grazie a una provvidenziale amnistia: l’affiliazione era avvenuta all’inizio del 1978, più di tre anni prima della scoperta, nel marzo 1981, delle liste degli affiliati. E agli atti della Commissione parlamentare sulla P2 vi sono le prove che abbia pagato l’iscrizione.
L’ingresso nella loggia gli serve per avere più facile accesso ai finanziamenti: presso la Bnl, che alla fine degli anni Settanta è praticamente controllata dalla P2, e al Monte dei Paschi di Siena, che aveva il direttore generale iscritto alla loggia. Gli serve anche nel business della tv: è negli ambienti P2 che nasce l’operazione Mundialito (1981) che per la prima volta scalfisce il monopolio televisivo della Rai. Dopo l’iscrizione alla loggia, non solo Gervaso, ma lo stesso Berlusconi comincia a scrivere sul Corriere, come commentatore di fatti economici. Anni dopo, arrivato al governo, vi porta le istanze della loggia. Lo sostiene lo stesso Gelli: “Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto” (1996). “Forse sì, dovrei avere i diritti d’autore. La giustizia, la tv, l’ordine pubblico. Ho scritto tutto trent’anni fa” (2003).
10
I miliardi di lire che Cosa nostra avrebbe investito nelle tv di Berlusconi. Nei primi anni Settanta, Berlusconi, come altri imprenditori del Nord, subisce tentativi d’estorsione e minacce di rapimento. Reagisce chiamando al suo fianco, da Palermo, un siciliano conosciuto durante gli anni dell’università: Marcello Dell’Utri. Dalla Sicilia arriva anche Vittorio Mangano, uomo di Cosa nostra, che si insedia nella villa di Arcore dove Berlusconi ha posto la sua dimora. Secondo il discusso finanziere Filippo Alberto Rapisarda, nel 1978 Berlusconi incontra a Milano addirittura il capo dei capi di Cosa nostra, Stefano Bontate, accompagnato da Mimmo Teresi: “Teresi e Bontate mi dissero che dovevano andare da Dell’Utri, il quale aveva loro proposto di entrare nella società televisiva che di lì a poco Berlusconi avrebbe costituito. Teresi mi disse che occorrevano 10 miliardi”. Lo conferma Antonino Giuffré, braccio destro di Bernardo Provenzano: “Con la scusa di andare a trovare Mangano, Bontate si era spostato da Palermo a Milano per incontrare ad Arcore l’imprenditore emergente Silvio Berlusconi”.
Dopo il biennio 1992-93, sulla base di molte testimonianze di collaboratori di giustizia sarà indagato (ma infine archiviato) come possibile mandante delle stragi di mafia di quegli anni. Intanto, era da tempo passato dall’edilizia alla tv commerciale. Nel 1978 fonda Telemilano 58, che nel 1980 diventa Canale 5. Publitalia 80, la concessionaria che raccoglie la pubblicità per la tv, in pochi anni diventa leader di mercato surclassando la Sipra della Rai. Acquisendo anche Retequattro e Italia 1, crea un network di tre reti su cui saranno costruite su misura prima la legge Mammì (1990) e poi la legge Gasparri (2004) che avrebbero dovuto regolare il mercato televisivo dopo anni di Far west in cui Berlusconi è stato lasciato libero di diventare il padrone della tv privata in Italia.
42,8
La percentuale di voti raccolti da Berlusconi nel 1994. Quando nel 1992 arriva Mani pulite e la Prima Repubblica implode, Berlusconi si trova davanti tre problemi. Uno: politico. I suoi protettori e sostenitori (Bettino Craxi, ma anche una parte della Dc e i “miglioristi” del Pci) escono di scena; c’è così il rischio che venga messa in discussione la sua posizione dominante nel mercato della tv. Due: giudiziario. Cresce attorno a lui, ai suoi uomini e alle sue aziende il pressing dei magistrati, con decine di inchieste aperte dalle procure di Torino, Milano, Roma. Tre: economico. Finita la fase espansiva degli anni Ottanta, il mercato della pubblicità entra in affanno e i conti del gruppo Fininvest diventano drammatici (7.140 miliardi di lire di debiti nel 1992), tanto che le banche gli impongono al vertice della sua azienda un “risanatore”, Franco Tatò.
È in questo clima terribile che Berlusconi matura le decisioni più clamorose della sua vita. Sul fronte aziendale, nel 1993 vara il “progetto Wave”, che porterà il suo gruppo in Borsa. Ma l’azzardo più grande lo compie sul fronte politico: decide di “scendere in campo”. Il 26 gennaio 1994 distribuisce la videocassetta in cui proclama: “L’Italia è il Paese che amo”. Crea un partito nuovo, Forza Italia, si allea al nord con la Lega di Umberto Bossi e al sud con l’Msi di Gianfranco Fini. Alle elezioni del 27 marzo 1994, Forza Italia diventa il primo partito italiano e la sua coalizione di centrodestra (“Polo delle libertà e del buon governo”) incassa il 42,8 per cento dei consensi. L’11 maggio Silvio Berlusconi diventa presidente del Consiglio. Seguono vent’anni in cui Silvio, al governo o all’opposizione, resta protagonista assoluto della politica italiana. Con le sue leggi ad personam, con le sue promesse (non mantenute) di ridurre le tasse e di realizzare una rivoluzione liberale in Italia.
10
I milioni di euro che i pm di Milano del processo Ruby 3 ritengono siano stati pagati da Berlusconi per comprare i testimoni dei processi Ruby 1 e 2 e non far loro raccontare la verità sul bunga-bunga. La cifra più alta a Karima El Mahroug detta Ruby: almeno 7 milioni. Seguono in classifica: Alessandra Sorcinelli (non meno di 230 mila euro, più una villa di Bernareggio da 1 milione di euro in comodato e una Bmw), Barbara Guerra, le gemelle De Vivo, Barbara Faggioli, Iris Berardi, Marysthell Garcia Polanco e così via. Ma, ha spiegato Berlusconi, erano soltanto “aiuti generosi a ragazze in difficoltà” che per colpa dei magistrati e dei giornalisti impiccioni “avevano perso il lavoro, la rispettabilità e perfino il fidanzato”. Del resto, a chi scrive Silvio aveva detto, durante una pausa del processo Ruby: “Quando uno ha una barca, non si deve preoccupare di quanto gli costa l’equipaggio”.
368
I milioni di dollari nascosti al fisco che gli sono costati la condanna che lo ha escluso dal Parlamento. La prima inchiesta giudiziaria che lo vede indagato è del 1983 e riguarda un presunto traffico di droga con la Sicilia. Archiviata nel 1991. Seguono otto prescrizioni, due accuse amnistiate, nove archiviazioni, nove assoluzioni (anche per effetto di leggi ad personam). E una condanna: 4 anni di reclusione, nel 2013, trasformati in affido ai servizi sociali. Per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita, contestati dal pm Fabio De Pasquale. La sentenza ritiene provato che Berlusconi, quando già era in politica e formalmente non più al vertice delle sue società, abbia nascosto cifre imponenti al fisco italiano e agli altri azionisti di Mediaset. La condanna riguarda “solo” 7,3 milioni di euro, occultati negli anni 2002 e 2003. Altri 6,6 milioni, del 2001, sono stati cancellati dalla prescrizione già prima della sentenza d’appello.
Ma in totale, scrivono i giudici, “le maggiorazioni di costo realizzate negli anni” e occultate all’erario sono ben “368 milioni di dollari”. Il 27 novembre 2013 il Senato vota, in base alla legge Severino, la sua decadenza da senatore. Ma ormai già da tempo il berlusconismo è in crisi. Silvio perde consensi, il centrodestra disperde 10 milioni di voti. Fino alla crisi attuale, all’arrivo di Matteo Renzi, al tentativo del centrodestra di trovare un “federatore” che lo rilanci. Tanti auguri.