Elena Cattaneo: ripensate il polo di ricerca post-Expo
Si può ancora tentare di aggiustare un progetto partito male? Elena Cattaneo, scienziata e senatrice a vita, crede di sì. Per questo ha depositato in Senato un documento di 45 pagine su Human Technopole (Ht), il progetto “petaloso” – definizione di Matteo Renzi – per dare un futuro scientifico al post Expo. È, spiega Cattaneo, un “centro di ricerca o polo tecnologico dedicato alle scienze della vita e alla nutrizione” da impiantare su 30 mila metri quadri dell’area Expo (oltre 1 milione di metri quadri, che per il resto non si sa ancora come utilizzare). Con ricco finanziamento del governo: 1,5 miliardi in dieci anni, che saranno assegnati all’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit).
“La proposta del governo di creare un polo tecnologico ha dei meriti”, scrive Cattaneo. Ma la si sta realizzando malissimo. Primo: perché è stato imposto, in maniera “improvvisata”, un tema di ricerca (genomica e big data) senza confrontare diversi progetti, chiedendosi che cosa è più utile all’Italia. “In questa occasione, il punto di partenza è stato la necessità politica di trovare una soluzione per il post-Expo. Ht sembra che servisse più a chiudere un buco, che a dare un’occasione al Paese”.
Secondo: perché i soldi sono stati promessi a “un ente prescelto arbitrariamente, senza bando o consultazione pubblica”. “Le esperienze storiche e le analisi politico-economiche”, sostiene Cattaneo, “dimostrano che è un errore stabilire per legge quale progetto scientifico sostenere. Nella scienza come per gli appalti pubblici, ogni assegnazione politico-economica di fondi pubblici non può prescindere da una competizione per finanziare le migliori proposte”.
Le stesse esperienze e analisi “dimostrano che concentrare il denaro pubblico in poche mani è sbagliato”: “concentrare eccessivamente le risorse, pur scegliendo un ricercatore o ente particolarmente meritevole, equivale a investire sul passato, non sui futuro: non possiamo sapere chi infatti sarà il prossimo Leonardo da Vinci e strozzando l’accesso alle risorse attraverso l’eliminazione della competizione sicuramente impediremo che i nuovi Leonardo emergano”.
Chi poi “riceve denaro pubblico deve rendicontare pubblicamente. L’assegnazione continuativa di ingenti somme di denaro pubblico a centri di ricerca come l’Iit – fondazione di diritto privata finanziata con fondi statali – che si sottraggono alle rendicontazioni pubbliche e all’amministrazione trasparente, non rispettano l’obbligo etico, presente nei sistemi liberaldemocratici, di fornire prove adeguate della ricaduta dell’investimento”.
Iit, per giunta, scelto dall’alto “come coordinatore di Ht, non ha le competenze specifiche negli ambiti indicati dal governo come contenuti per Ht (scienze della vita e nutrizione)”. Eppure “deciderà come distribuire i finanziamenti e quanto e su quali idee (degli altri istituti) investire. Quali spazi assegnare e a chi. In altre parole, I’Iit riceve e ri-eroga fondi pubblici”.
È “arbitraria e anti-meritocratica” la decisione “di assegnare fondi pubblici per lo sviluppo del progetto Ht a un ente preselezionato politicamente, con un finanziamento diretto dal governo all’ente (…) in assenza di gare, di costruzioni strategiche e di consultazioni pubbliche su quale debba essere l’assetto migliore da perseguire per raggiungere l’obiettivo stabilito, che contribuirà a definire il futuro del Paese”.
La senatrice conclude proponendo una strada per “aggiustare” l’operazione: costituire una Agenzia per la Ricerca. “L’innovazione emerge dove c’è libertà di competizione tra le idee e indipendenza da ogni prestabilito legame. Al governo e al Parlamento spettano oneri e doveri di scelta dei temi su cui investire e delle risorse da impegnare. L’Agenzia si identificherebbe come ente terzo, indipendente (dalla politica e dalla comunità scientifica) e competente nei meccanismi necessari a bandire e poi selezionare le migliori idee. Ciò ricondurrebbe ciascuno al suo ruolo, tagliando i ponti con cordate e ‘amicizie’, restituendo fiducia nel ricercatore e nelle sue capacità”.
(Il Fatto quotidiano, 13 maggio 2016)
Anche Giorgio Napolitano boccia HT
Anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è critico sul progetto di polo scientifico (Human Technopole, Ht) annunciato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e da costruire sull’area Expo. Con la regia dell’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit) che diventerebbe, senza alcuna trasparenza, l’intermediario unico per l’erogazione di 1,5 miliardi di euro in dieci anni per la ricerca genomica.
Ieri in Senato, nel dibattito sulla ricerca in Italia, dopo la senatrice a vita Elena Cattaneo, anche Napolitano è intervenuto su Ht, marcando in modo netto le distanze dalla posizione del governo Renzi. Ht è un “progetto cui bisogna guardare positivamente”, ha detto l’ex capo dello Stato, ma che ha bisogno di trasparenza. “Servono risposte tempestive” e “non ne vorremmo dopo che si siano realizzati altri fatti compiuti”.
Spiega Napolitano: “Le questioni generali poste dalla senatrice Cattaneo e da altri colleghi riguardano la strutturazione, l’articolazione e la gestione della politica della ricerca scientifica, che sono inerenti il metodo e la competenza e la trasparenza e la moralità. Per moralità si intende, oltre che principi etici a cui ispirarsi in questo e in ogni altro campo augurabilmente, garanzia dell’uso corretto e produttivo – naturalmente verificabile – delle risorse pubbliche che vengono destinate alla ricerca scientifica, seguendo procedure che non sono da inventare, ma da mutuare largamente da esperienze internazionali note a quanti si occupano dei problemi della ricerca scientifica. Io credo che bisogna dare soddisfazione ai problemi posti dalla senatrice Cattaneo nel suo ordine del giorno, nonostante la posizione della questione di fiducia sulla conversione di questo decreto”.
In termini critici si sono espressi anche i senatori Walter Tocci del Pd (“Iit ha preso dell’Iri tutti i vizi e nessuna virtù”) e Rosetta Enza Blundo del Movimento 5 stelle.
(Il Fatto quotidiano, 12 maggio 2016)
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